Studio Arlati Ghislandi, gli impatti del decreto Dignità sulle organizzazioni

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Dal 14 luglio è entrato ufficialmente in vigore il decreto Dignità, primo atto normativo importante del Governo Lega-M5S. Il provvedimento in questione ha indubitabilmente gettato scalpore e ha diviso l’opinione pubblica. Confindustria e il mondo dell’impresa in generale si sono espresse a sfavore del decreto, contestando in particolare il ritorno delle causali per i contratti a termine che ha un impatto forte sia sui contratti futuri, ma anche su quelli in essere.

Limitare la possibilità di sottoscrivere contratti a terminesenza incentivare la stabilizzazione avrà dei risvolti molto negativi sull’occupazione è l’allarme lanciato dai datori di lavoro. Il Decreto non innova, ma semplicemente “punisce” creando una destabilizzazione nell’equilibrio contrattualistico italiano faticosamente raggiunto dalle norme degli ultimi sei anni, sostiene lo  Studio Arlati Ghislandi.

Forte è quindi l’attenzione degli addetti ai lavori, come i Direttori del Personale o i consulenti legali delle aziende, chiamati a confrontarsi con le novità introdotte e a limitarne eventuali danni. Ecco perché non stupisce che il 17 luglio 2018, a pochissimi giorni dall’entrata in vigore del decreto legge, siano accorse  numerose persone al Palazzo delle Stelline a Milano, dove lo Studio Arlati Ghislandi, in collaborazione con lo Studio legale Lab Law e Aidp Lombardia, ha tenuto un incontro per analizzare le novità normative.

I relatori del convegno voluto dallo Studio Arlati Ghislandi

Maggiori costi per le aziende

Gli elementi di rilievo approfonditi in particolare sono stati il lavoro a tempo determinato e stagionale, la somministrazione, l’indennità di licenziamento e la delocalizzazione delle imprese.

“La ricorrenza di un maggior numero di contratti a tempo determinato aumenta i costi aziendali in modo diretto, si pensi a costi di recruiting, amministrazione e formazione, e indiretti, si pensi ai costi organizzativi. Inoltre, impone necessari interventi sulle strutture”, ha sottolineato Massimiliano Arlati, Managing Director dello Studio Arlati Ghislandi, in merito alla riduzione della possibilità di rinnovo che passa, con il decreto Dignità, da 36 a 24 mesi.

Il confronto con la platea è proseguito con l’intervento di Luca Mariani, Senior Consultan di Studio Arlati Ghislandi che ha illustrato concretamente i rischi in cui potrebbero incorrere le imprese in base alle nuove norme sulla delocalizzazione.

Il decreto Dignità prevede, infatti, la restituzione degli aiuti di Stato ricevuti in determinati archi temporali – oltre che l’ulteriore applicazione di sanzioni pecuniarie amministrative in misura variabile da due a quattro volte l’ammontare dei benefici ricevuti in specifiche ipotesi –  per le imprese che provvedono a delocalizzare in tutto o in parte la propria attività ovvero per le imprese che riducono i livelli occupazionali in misura superiore al 10%.

Mariani ha ricordato che la restituzione degli aiuti potrebbe interessare non solo le imprese che delocalizzano all’estero, ma anche all’interno del territorio nazionale.

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