Il
welfare aziendale è protagonista nel
contratto integrativo di Panini rinnovato a marzo 2018, tappa più recente di una lunga storia di cura del
benessere organizzativo che ha accompagnato l’azienda in tutta l’avventura iniziata negli Anni 60 con la prima collezione dedicata ai calciatori in un
chiosco di giornali della città emiliana e arrivata oggi in Europa, Stati Uniti e America Latina con figurine adesive di ogni tipo, fumetti, riviste per ragazzi, siti web e App.
“Il nostro primo contratto integrativo risale al 1974, ma i fratelli Panini erano sempre stati attenti al benessere in senso lato della forza lavoro, allora prevalentemente operaia. Questa tradizione non si è persa quando la proprietà è passata di mano ed è stata calata nella contrattazione e nelle varie misure organizzative, economiche e più in generale di cura dei nostri collaboratori”, dice Giorgio Aravecchia, Group Human Resources Director di Panini.
Così, i circa 450 operai e quadri grafici editoriali che lavorano tra la sede di Modena e quella di Milano possono contare da diversi anni su bonus matrimoniali (estesi ora anche alle unioni civili), bonus bebè e permessi per paternità, hanno una polizza sanitaria con coperture più estese rispetto a quella di categoria e retribuzioni al 100% anche nel caso restino a casa per
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