Una nuova consapevolezza per affrontare le grandi trasformazioni

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Le grandi trasformazioni sociali, macroeconomiche, geopolitiche e tecnologiche cambiano lo scenario nel quale siamo abituati a operare. In questo processo di perenne cambiamento, la Direzione Risorse Umane delle aziende è l’ente al quale può essere affidata la tensione dell’impresa verso la trasformazione continua. Ciò si può realizzare se la Direzione HR sarà capace di sperimentare su di sé questi grandi cambiamenti. Solo chi ha fatto consapevolmente esperienza in prima persona, infatti, può guidare gli altri in un percorso di esplorazione di territori sconosciuti.

Di questo si è parlato nella sessione plenaria ‘Colloqui sulle grandi trasformazioni’ dell’edizione 2019 del Convivio, il più grande evento dedicato ai temi delle Risorse Umane organizzato dalla casa editrice ESTE e dalla sua rivista Persone&Conoscenze.

Viviamo in condizioni innaturali

L’intervento di Luigi Zoja

Le trasformazioni umane sono state al centro dell’intervento dello psicanalista Luigi Zoja. “Il nostro rapporto con l’ambiente e con i nostri istinti è stato completamente stravolto nel corso dei secoli. L’azienda è un ‘insieme umano’ che è coinvolto direttamente nei grandi cambiamenti. L’influenza della tecnologia e dei social sui nostri comportamenti rischia di diventare un’invasione di comunicazione superiore a ciò che siamo in grado di sopportare”.

“Oggi viviamo in condizioni innaturali, nelle quali il nostro corpo e i nostri istinti (soprattutto la diffidenza) vengono continuamente sollecitati“. Zoja ha sottolineato che “le nuove generazioni native digitali, attraverso l’uso di internet, si illudono di conoscere la realtà, che però non è quella che loro credono”.

La mancanza di consapevolezza nella politica

L’intervento di Irene Tinagli

L’economista Irene Tinagli ha approfondito il tema dei cambiamenti macroeconomici e politici. “Molti manager soffrono una carenza di competenze, ma spesso la manca la consapevolezza di queste lacune, soprattutto in ambito politico. La classe dirigente si trova a operare in tempi compressi, con una comunicazione veloce e immediata, senza approfondire gli argomenti e studiare con obiettivi di lungo termine”.

Oggi, secondo Tinagli, “l’azione diventa la comunicazione, si ragiona su un post di Twitter o Facebook, ma non su proposte lungimiranti”. Rispetto al passato, “nella carriera politica è venuto meno il percorso di formazione, maturazione di esperienze e di competenze per assumere ruoli di alto livello. Si cerca invece la visibilità individuale della persona per ottenere il consenso immediato“. Lavorare sui criteri di selezione, formazione e sviluppo di carriera è quindi basilare per cambiare il modo di fare politica e, più in generale, i modelli manageriali.

L’era del ‘presentismo’ e della transizione

L’intervento di Enzo Rullani

Enzo Rullani, professore ordinario di strategie d’impresa all’Università Ca’ Foscari di Venezia, si è soffermato invece sulle trasformazioni tecnologiche. “Viviamo in un ‘presentismo’, cioè un presente liquido e instabile, con velocità e ansia, dove vengono a mancare due aspetti fondamentali: gli investimenti sul futuro e la selezione”. Il manager si trova a “dover mettere insieme questo presentismo e la necessità di nuove competenze” per affrontare le sfide future.

La parola chiave per costruire un nuovo sistema solido, secondo Rullani, è ‘transizione’. “Bisogna approfittare delle possibilità offerte dalle nuove tecnologie per creare un disegno capace di gestire le contraddizioni e di condividere nuovi valori. Tutto questo, ovviamente, richiede una nuova concezione dello spazio e del tempo“. Rullani sostiene che il cosiddetto “apprendimento evolutivo” non basta a creare un nuovo paradigma: da qui bisogna passare all’apprendimento creativo per avere una visione ed essere pronti a cambiare ‘strada facendo’ per raggiungere la meta.

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