“Il DIO coordinerà questo team”. Oppure: “Fissiamo una riunione con l’ACE”. O ancora: “Di questo si occupa il CHO”. Sono alcune frasi esemplificative della trasformazione sociale che stiamo vivendo giorno dopo giorno. DIO, ACE e CHO sono solamente tre acronimi dei tanti nuovi job title che ormai sono comparsi nel mondo del lavoro, in continua evoluzione grazie alla diffusione della tecnologia in ogni ambito.

Molte volte i ‘titoli’ più stravaganti sono integrazioni o trasformazioni di professioni tradizionali, altre volte sono lavori mai svolti prima. L’ACE, per esempio, non è l’asso delle carte da gioco o un fenomeno come vorrebbe la traduzione inglese né si occupa di bibite come potrebbe sembrare dall’acronimo letto in italiano. È l’Assistant Chief Engineer, cioè il Vice Ingegnere Capo.

Ha diversi compiti, soprattutto nelle grandi aziende, tra cui supportare il Chief Engineer nel coordinamento dei settori tecnici aziendali, conoscere i vari processi dei progetti e collaborare con i Project Manager, supportare il lancio di nuovi prodotti. Alle conoscenze tecniche, quindi, deve affiancare capacità di team building, leadership e comunicazione.

La creatività del Marketing

Nel Marketing, soprattutto negli Stati Uniti, ci sono decine di nuove cariche che giocano con la cultura pop. Ne abbiamo scelti due, con nomi che provengono dal mondo dei fumetti giapponesi. Il Sales Ninja (il vecchio Sales Account Manager) è un vero ‘mago’ delle vendite.

Negli Usa ci sono tantissimi corsi per diventare un ninja del commercio, che secondo il mercato americano deve avere almeno queste skill: non essere mai in palese disaccordo con il cliente; concludere un affare alla volta; assumersi le proprie responsabilità se la vendita non va a buon fine; trattare il cliente alla pari. Con queste basi, un semplice agente potrebbe diventare un ninja del commercio.

Per rimanere nell’ambito, in Finanza esiste anche l’Accounting Ninja, cioè il vecchio Financial Manager, che dovrebbe rendere più comprensibili numeri e statistiche ai clienti. Il mondo dei marketing job si è spinto però oltre: da qualche anno è nata la figura del Digital Evangelist. L’evangelista digitale non è tanto una persona, quanto un contributo che ogni dipendente, indipendentemente dal dipartimento di afferenza, può esercitare all’interno di un’organizzazione.

Questa professione si utilizza per esempio in caso di trasformazioni molto significative in azienda, come un cambio sede: nel momento del trasferimento si individuano una o più persone che saranno gli Evangelist di tutti i colleghi. Questi illustreranno le nuove modalità operative, le facilitazioni digitali, i comportamenti da tenere in un ambiente diverso.

Il risultato? Più engagement a livello interno e maggiore soddisfazione per i lavoratori. Parlando di ‘evangelizzazione’, esiste anche il Digital Prophet, termine coniato dall’eclettico David Shing, consulente, performer, ricercatore, narratore che si è autoproclamato profeta digitale del trio AOL-Verizon-Yahoo, per cui lavora. Il suo obiettivo è identificare le nuove tendenze all’interno di un mercato dinamico e in costante evoluzione come quello digital.

Sempre in ambito ‘profeti’ ed ‘evangelisti’, anche l’acronimo DIO sembra rimandare alla sfera divina, ma in realtà si tratta di una professione legata alle trasformazioni tecnologiche: è, infatti, il Digital Innovation Officer (o Chief Digital Officer).

Questa figura migliora i processi organizzativi, i prodotti e i servizi delle imprese guidandole nel mondo della Digital economy e seguendo la business transformation del cliente. Una risorsa importante, tanto che il Decreto ministeriale del Mise firmato il 7 maggio 2019 ha stabilito in Italia la nascita e la riconoscibilità del mestiere e del ruolo dell’Innovation Manager, ovvero del manager dell’innovazione qualificato.

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