Welfare aziendale come patto tra azienda e persone

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Il welfare aziendale, da strumento di total reward, si sta configurando come una leva gestionale potente nelle mani della direzione del personale. Dare risposte ai bisogni delle persone migliora la loro qualità della vita e rinsalda quell’indispensabile legame di fiducia che sta alla base di una relazione ‘sana’ tra gli attori in gioco: azienda e persone.

Attraverso il welfare aziendale è possibile ripensare i modelli di gestione delle risorse umane e delle relazioni industriali con l’obiettivo di ricercare un nuovo equilibrio tra l’azienda e l’individuo.

Le misure tese a prestare attenzione ai bisogni delle persone trovano sempre più spazio all’interno di organizzazioni private, anche quelle di dimensioni più contenute, ma gli spazi di intervento non si esauriscono qui. Il welfare aziendale rappresenta una grande opportunità anche per la Pubblica amministrazione. Per il mondo pubblico, costituzionalmente meno dinamico e stretto tra le morse dei vincoli di bilancio, infatti, il welfare aziendale può rappresentare una straordinaria opportunità per portare innovazione all’interno delle politiche di gestione del personale, con impatti forti su motivazione, engagement e produttività.

A Roma per parlare di welfare, anche nella Pubblica amministrazione

Di tutto questo si discuterà a Roma, l’8 maggio, durante il convegno Welfare aziendale: la questione organizzativa e la cura delle persone nelle aziende private e nella Pubblica Amministrazione, organizzato dalla casa editrice ESTE che dal 2012 affronta il tema del welfare aziendale.

Dopo aver fatto tappa con otto convegni, organizzati tra ottobre 2017 e febbraio 2018, nelle città più dinamiche del Nord Italia, dal punto di vista economico e socio-demografico (gli ultimi due incontri saranno a Vicenza, mercoledì 14 febbraio e Bergamo mercoledì 28 febbraio) l’evento di Roma sposta l’attenzione dal welfare come patto tra le aziende e le persone, tema del roadshow che si sta per concludere, alla questione organizzativa, con un focus sulla PA, attraverso partecipazione di testimonianze aziendali di Direttori del Personale (e non solo) che raccontano la loro esperienza in ambito di welfare aziendale; così come saranno presenti i provider che forniscono servizi di welfare.

Come sta evolvendo il welfare aziendale 

Perché il welfare aziendale funzioni è necessario che una pluralità di attori siano coinvolti: aziende, dipendenti, sindacati, associazioni datoriali, provider di piattaforme e servizi… Il nuovo welfare assegna un ruolo centrale alle imprese, perché hanno un rapporto diretto con i lavoratori e con le loro famiglie; hanno un rapporto con il territorio e quindi possono farsi promotrici di alleanze (con imprese vicine; con i fornitori di servizi).

Affinché le politiche di welfare aziendali siano efficaci, devono rispondere ai bisogni delle persone. I lavoratori devono poter scegliere, tra i servizi di cui usufruire, fra quelli che effettivamente danno risposte ai loro bisogni. Presupposto perché questo avvenga è la capacità, da parte dell’azienda di valutare le necessità delle persone, che possono contare sempre meno sulla rete di supporto rappresentata dalla famiglia per la gestione delle complessità che si presentano nelle diverse fasi della vita. Ecco allora che nella costituzione di un nuovo patto aumenta la rilevanza della contrattazione sindacale: reimpostare le relazioni sindacali inserendo il welfare nello strumento di contrattazione diventa uno snodo fondamentale per la realizzazione di un rinnovato legame di fiducia.

In questo scenario diventa cruciale il ruolo dei provider di servizi, chiamati non solo a proporre offerte in linea con le reali esigenze delle persone e delle aziende, ma anche a svolgere un vero e proprio ruolo di abilitatori di un nuovo rapporto capace di generare benessere nell’organizzazione. I provider di servizi non si limitano a proporre i piani di welfare alle organizzazioni, ma devono contribuire alla loro definizione, affinché che sia in linea con le attese delle imprese e i bisogni delle persone. E il ruolo consulenziale da parte dei provider è centrale, anche per evitare alle aziende l’attivazione di servizi già messi a disposizione da altri soggetti del territorio e coperti quindi dal ‘primo welfare’.

L’importanza del secondo welfare 

A dare slancio al welfare aziendale è senza dubbio il cambiamento dei bisogni delle persone e la conseguente incapacità dello Stato di dare tempestive risposte alle nuove esigenze, nonostante gli ingenti investimenti in pensioni e sanità. Ecco allora che il secondo welfare diventa un integratore –e non un sostituto– del primo welfare, inserendosi dove questo non è in grado di ‘arrivare’.

Se questi temi sono chiari alle grandi aziende, lo sono meno nelle PMI e ancor meno nel settore pubblico, che registra un oggettivo ritardo. Il welfare ‘obbligatorio’ imposto dai vari contratti collettivi nazionali (il primo è stato quello dei Metalmeccanici) sta avendo importanti ricadute sulle imprese e sul territorio, configurandosi dunque come stimolo, quanto meno per approfondire il tema. Persone e territorio sono i temi sui quali il sindacato è chiamato, in collaborazione con le associazioni datoriali, a dare il proprio contributo per il bene di tutti i soggetti coinvolti. La diffusione del welfare è infatti un problema culturale e di conoscenza: secondo una recente ricerca, infatti, appena il 18% dei lavoratori sa che cosa sia; ma chi lo conosce lo apprezza (75% dei dipendenti).

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