Tag: responsabilità

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Quest’anno l’azienda affronterà tra­sversalmente il tema della responsabi­lità, argomento sicuramente ampio e un po’ figlio del tema dell’anno scorso, la cultura dell’alibi e le sue nefaste con­seguenze. ‘Responsabile’ per Aristotele (Etica Nicomachea, III, 1113 b 1114 a) è co­lui che porta in sé il principio dei suoi atti, ovvero colui che ne è la sorgente e l’origine. Costui, per il filosofo greco, è il ‘padre dell’atto’. Il concetto di responsabilità può essere esplorato e approfondito da tanti pun­ti di vista, etico, filosofico, religioso, medico, scientifico, giuridico, politico, solo per fare degli esempi. Bridge Partners, senza intenzioni di svilire il dibattito o la riflessione, ma allo scopo di focalizzarla su un preciso aspetto e su questo dare il proprio con­tributo, vuole, nel corso di quest’anno, considerare la responsabilità come leva di potenza per l’essere umano. L’in­tento è provare a legare il concetto di responsabilità a quello della sua assun­zione consapevole e del suo riconosci­mento come strumento di crescita. Al di là di come la si concepisca, spesso si osserva che, nelle dinamiche relazio­nali, si tende a rifuggire dalla respon­sabilità, preventivamente o successi­vamente all’accadere di qualcosa. Con quanta frequenza si violano accordi, si attribuiscono a cause terze le conse­guenze dei propri gesti, ci si autoassolve con varie giustificazioni, e così via, fino ai gesti più banali come mettere in copia mille persone nelle nostre mail… Così tutti sanno e non si hanno colpe. Forse ci portiamo dietro il retaggio concettuale che ha sempre abbinato il concetto di responsabilità a quello di espiazione o risarcimento, posto che, senza volere fare polemi­ca, ma limitando la que­stione ad un aspetto ana­litico, nel nostro paese la questione è molto più teo­rica che pratica, visto che responsabilità e pena non vanno spesso a braccetto. Questo abbinamento tut­tavia, concettuale o anche pratico che sia, può farci rifuggire dalle nostre re­sponsabilità. Leggi tutto >

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Editoriale – di Francesco Varanini – 

Siamo tutti il comandante Francesco Schettino. Non possiamo chiamarci fuori. Anche in condizioni difficili determinate da fattori esterni, anche di fronte a vincoli posti dal datore di lavoro o da un qualsiasi portatore di interessi, uno spazio di azione ci è dato. Possiamo, in quello spazio, muoverci con più o meno responsabilità. Possiamo, in quello spazio, muoverci con più o meno attenzione, con più o meno cura. I brutti esempi, i cattivi maestri, l’infelice contesto, la presenza di chi si comporta peggio di noi – niente di tutto questo è sufficiente a giustificare i nostri comportamenti. Ognuno di noi ha il dovere di dire a se stesso: solo se io faccio tutto quello che posso fare, senza aspettare che qualcun altro si muova prima di me, cambierà qualcosa nell’azienda in cui lavoriamo, nel nostro paese, nel mondo del lavoro, nei rapporti tra economia produttiva e finanza. E poi, siamo comunque responsabili di ciò che ci accade intorno. Siamo responsabili delle situazioni che vivono i nostri colleghi, i nostri dipendenti, i nostri superiori, i clienti e i fornitori. Siamo responsabili di ciò che pensano e fanno i nostri familiari, i nostri amici. Siamo responsabili di ciò che fanno i nostri rappresentanti, coloro che abbiamo eletto in Parlamento, o che abbiamo delegato ad agire per noi in qualsiasi ambito societario ed associativo. Siamo responsabili anche di ciò che accade nel mondo. Perciò, ognuno di noi è anche Direttore del Personale della Foxconn, quell’azienda cinese dove tutti –simbolicamente– contribuiamo ad esportare la fabbrica, i crudi rapporti di lavoro, il lavoro duro, al confine con lo sfruttamento che lede i diritti della persona. Basta con i distinguo, con le giustificazioni, con i compromessi, le contestualizzazioni. Basta anche con la tolleranza, con il quieto vivere e il lassismo. In questo alla fin fine sta l’etica. Non possiamo chiederla agli altri, e non facciamo forse mai abbastanza per mettere in campo la nostra. Non possiamo permetterci di dire ‘non vale la pena’. Non c’è giustificazione che tenga. Dobbiamo mettere in campo la nostra etica innanzitutto per noi stessi. Dobbiamo farlo per i nostri figli, per il mondo futuro. Non abbiamo neanche la giustificazione che ‘non serve’. È facile dirsi che il nostro scarso potere, il luogo marginale in cui viviamo e agiamo, fa sì che il nostro operare sia ininfluente. Ma non è vero. La complessità del mondo in cui viviamo ci dice il contrario. La nostra vita personale sta lì a dimostrarci che gli effetti dell’azione si possono osservare solo con ‘senno di poi’. Così, guardando a ritroso, ci apparirà evidente che una semplice scelta ha provocato conseguenze grandi e imprevedibili. Così funziona, su scala più vasta, il cambiamento sociale. Non è l’azione precisa, programmata, pianificata, che ha effetti. Gli effetti nascono dal continuo tentare, dalle scelte fatte per passione, dall’autostima, che ci porta a dare valore al nostro agire. Per tutto questo è importante dare spazio all’etica. Non un’etica di principi astratti, ma un’etica che si manifesta nel nostro senso di responsabilità. Non una Corporate Social Responsibility buona per riempire rapporti patinati da allegare al bilancio, ma una responsabilità sociale che si manifesta in scelte precise, coraggiose. Di questo parliamo in questo numero della nostra rivista, nella sezione speciale nelle pagine da 46 a 59, ma in fondo spero che questo atteggiamento –mettersi in gioco personalmente, non rinunciare– appaia come tratto che accomuna gli articoli che pubblichiamo su Persone&Conoscenze. E questo atteggiamento è anche il filo conduttore delle testimonianze personali che proponiamo negli incontri del ciclo Risorse Umane & non Umane, prossime tappe: Napoli, 9 febbraio; Ancona, 1 marzo; Bari, 14 marzo. Naturalmente non siamo tutti uguali. Il manager ha sulle sue spalle un maggior carico di responsabilità. Dal comandante Schettino abbiamo diritto di aspettarci di più che dall’ultimo membro dell’equipaggio. Ma poi, vale la pena di ridirlo, l’ultimo membro dell’equipaggio è chiamato comunque a fare la sua parte. Proprio per dar simbolicamente voce a ‘tutti i membri dell’equipaggio’, anche a coloro che di solito nessuno ascolta e nessuno vede, con questo numero Persone&Conoscenze si arricchisce di una nuova rubrica. Roberto Grassilli, illustratore e fumettista, al quale dobbiamo dal gennaio 2009 i disegni di copertina della nostra rivista. Leggi tutto >

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