adattamento, Alessandra Zini, burocrazia, carriera, Clipkit GmbH, CNR, collaborazione internazionale, crisi, cultural change, curiosità, Diego Centanni, expatriates, Francesca Ligabo, fuga di cervelli, Giuseppe Langfelder, globalizzazione, identità, integrazione, internazionalizzazione, italiani all'estero, job posting, Laura Spinsanti, lavorare all'estero, Luca Benazzi, Marcello Reina, meritocrazia, Michele Coscia, mobbing, mobilità, mobilità internazionale, organizzazione del lavoro, Paolo Castagna, Pirelli, rientri dei cervelli, Roberto Cardi, scambio culturale, Tommaso Cancellara, transfer employee policy
di Tatiana Arini
Lavorare lontano dalla propria terra è difficile. Lasciare il proprio paese rimette in discussione l’identità dell’individuo, scatenando quello shock culturale che talvolta genera sentimenti di perdita e sradicamento: la ‘crisi’ che ne deriva (dal greco ‘krísis’: separazione, decisione, giudizio) è anche un’opportunità per apprendere e integrare le nuove conoscenze con le proprie radici, traducendosi in un processo di evoluzione e crescita della persona. La mobilità infatti permette quello scambio tra culture diverse, sempre arricchente, che dovrebbe essere ormai all’ordine del giorno nel mondo globalizzato. Tuttavia, non si può dire che l’internazionalizzazione sia un fatto sperimentato in ogni ambito lavorativo e da ogni fascia della popolazione italiana: molti contesti, infatti, non sono interessati dal contatto con l’altro –altri paesi, altre culture– rimanendo sostanzialmente isolati dalla dimensione globale. Ma l’Italia ha bisogno di assumere una connotazione più internazionale che possa renderla competitiva nello scenario attuale: quel che manca nel nostro Paese è dunque una condivisione delle best practice adottate a livello sopranazionale e apprese dai nostri emigrati all’estero, che potrebbe apportare idee inedite in settori strategici e dare una sferzata vitale al nostro sistema economico, per uscire così da un’impasse che ha messo in ginocchio numerose imprese e generato frustrazione e sfiducia da parte di molti lavoratori.