Tag: Llivio Macchioro

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In cerca d’autore: recensioni di libri da scrivere. La rubrica che state leggendo si propone di promuovere la ricerca di autori disponibili a redigere materialmente, e firmare, libri sostanzialmente già progettati nei loro contenuti, e inconsciamente attesi dal grande pubblico.

Presentiamo oggi il saggio Manager senza galloni: un tentativo di rappresentare la condizione manageriale in tempo di crisi, anche in taluni aspetti critici dimenticati o volutamente elusi. Questo interessante saggio prende spunto dalla ricorrente denuncia, da parte delle principali associazioni dei dirigenti (Manageritalia, Federmanager, ecc.) che le aziende non assumono più ‘manager’: tendenza che si traduce una perdita di opportunità, impoverimento di risorse che riduce la competitività e così via. Il tutto corredato da statistiche, sondaggi, interviste che evidenziano −con particolare acutezza− come il fenomeno assuma particolare gravità nelle PMI. Il testo individua con lucidità, evitando ogni rischio di letture ideologiche o di parte, tutti i fattori in gioco implicati in questa complessa questione. Leggi tutto >

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di Livio Macchioro

Premessa anagrafica
Quanto segue dev’essere letto tenendo conto che ho 58 anni. Parte delle considerazioni che seguono penso valgano per il lavoro precario a prescindere dall’età. Altre probabilmente sono meno applicabili al lavoro precario giovanile, soprattutto per quanto attiene alle problematiche degli obiettivi lavorativi strategici. D’altra parte, in tempi di crisi, –quando spesso diventa importante la componente ‘sopravvivenza’– anche in questo campo le posizioni, probabilmente, si avvicinano.
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Parlare di sé tra riunioni e colloqui – di Livio Macchioro – 

La leadership? E’ una conversazione. Prosegue la serie di post dedicati all’azienda collaborativa e al modo in cui percorsi dialogici modificano i processi funzionali e la leadership all’interno delle organizzazioni. La Harvard Business Review pubblica i risultati di una ricerca condotta per individuare un nuovo modello di leadership. Emerge la consapevolezza che l’approccio dirigista e top down sia ormai largamente superato. Tutti i managers cercano di sviluppare un approccio conversazionale all’interno della propria organizzazione come strumento di leadership.
Qual è il vantaggio principale che emerge da questa pratica definita ‘conversazione organizzativa’? Il modello conversazionale permette così alle aziende di coinvolgere e motivare maggiormente i propri collaboratori, di fare ricorso all’intelligenza collettiva, assicurare un maggiore allineamento strategico e sviluppare la flessibilità operativa. Quattro gli elementi chiave della conversazione organizzativa: intimità (ridurre le distanze), interattività (riconoscere l’importanza dell’ascolto), inclusione (far sentire tutti parte della stessa organizzazione e di un disegno comune) e intenzionalità (definire scopi condivisibili che contribuiscano a unire gli sforzi di tutti). (Alessandro Santambrogio −da flow, il blog di Liquid− posted on 28/05/2012) Leggi tutto >

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di Livio Macchioro

“Posso dire di aver avuto una vita ricca. Non necessariamente felice.”
 [libera interpretazione del ricordo di un’intervista a Gianni Agnelli nei suoi ultimi anni]

(…) stage di sei mesi non pagato e con zero prospettive. (…) Fino al sospirato primo contratto a progetto, il primo di una lunga serie, tutti uguali… ma non era illegale? Comunque. Una storia a lieto fine? Magari rispetto a quella di tanti altri sì. Perché io, almeno, a fine mese qualche soldo lo prendo. (…) Mi sono distinta nel lavoro, altrimenti non sarei stata confermata, e a cosa serve? Se faccio un bilancio, vedo una ragazza di 29 anni con contratto a progetto, che si sente dire dal datore di lavoro di stare ben attenta a non restare incinta perché altrimenti va a casa, fa orari da incubo, se sta male deve lavorare lo stesso perché nessuno la sostituisce, fa le trasferte nei weekend che non le vengono pagate né rese come giorni di recupero, non può andare dal dentista o a fare le analisi del sangue «perché ora proprio non è momento, c’è tanto da lavorare». Che si sente dire (sottolineo: ho un contratto a progetto, quindi io non avrei l’obbligo della presenza fissa in ufficio): “Ti riposerai il 25 e 26 dicembre, cara”. Che, quando arriva agosto, viene apostrofata con un “a te non spettano le ferie, il tuo contratto non le prevede”. Che dice sempre di sì per non perdere questa miseria di posto, perché in mesi e mesi di curriculum inviati ha ottenuto solo silenzi. Che lavora in un ufficio dove ci sono solo stagiste senza neppure l’assicurazione. Dove non c’è l’acqua, né vengono fatte le pulizie. (…) [ dal blog ‘Solferino28’] Leggi tutto >

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