Tag: lavoro

, , , , ,

Ingegnere, scienziato, insegnante o stilista, secondo i dati di un sondaggio condotto da LinkedIn, il più grande network professionale con più di 200 milioni di membri, di cui 4 milioni in Italia.

LinkedIn ha intervistato più di 9.000 professionisti di tutto il mondo per identificare le aspirazioni professionali più comuni da bambini e il numero di professionisti che attualmente svolgono il lavoro dei propri sogni. Leggi tutto >

, , , , , , ,

di Luigi Adamuccio*

Le teorie organizzative sono andate evolvendo verso un maggiore riconoscimento del ruolo svolto dalle persone nel sistema aziendale. I nuovi modelli richiedono maggiore responsabilizzazione e coinvolgimento dei collaboratori, soprattutto di quelli più motivati e competenti, con un top management in grado di supportarli e guidarli, nonché di definire e perseguire veri valori etici. Cominciano ad emergere aziende che considerano le proprie persone chiave come un capitale composto da conoscenze e capacità da tutelare e sviluppare, convinte che solo così possono superare la fase recessiva e garantirsi il successo in un mercato sempre più competitivo. Dopo aver scommesso e investito, come era giusto, molto in tecnologia e spinto oltre misura affinché la finanza si ritagliasse in azienda un ruolo sempre più importante, analizzando le conseguenze della crisi di questi ultimi quattro-cinque anni, ci si sta rendendo gradualmente conto come l’elemento fondamentale delle organizzazioni del futuro, su cui occorre puntare, è rappresentato dalla professionalità e dalla motivazione. Il lavoro, in team o per processi o per progetti, in aziende piccole o medie o grandi, comporta necessariamente la disponibilità, ancorché con modalità gestionali diverse, di risorse umane motivate, valorizzate e coinvolte. Leggi tutto >

, , , , , ,

Roncinante & Rucio – di Beppe Carrella –

Quello che sta accadendo oggi sul mercato, nella politica, nell’imprenditoria tra annunci di disperazione e aperture verso futuri rosei, è una schizofrenia senza precedenti. Nel migliore dei casi oggi sembra di essere come Alice in una corsa della Regina Rossa: una bella corsa sul posto senza andare da nessuna parte. Assistiamo impotenti allo spreco del talento, allo spreco delle risorse, allo spreco del tempo e, nel rincorrere frasi fatte e speranze raccontate dai soliti, lo spreco della nostra vita. In questo paese poi tutti sbagliamo professione. Tu prendi il taxi e scopri che il tassista in realtà è l’assessore ai trasporti. Sa benissimo cosa fare per risolvere il problema del traffico, dell’inquinamento e così via. Stesso discorso per gli infermieri, per i barbieri (grandi economisti). Ti laurei in ingegneria e il giorno seguente ti iscrivi a un master in business administration; se ti sei laureato in economia allora immediatamente ti iscrivi a un master in tecnologie e innovazione. E i nostri politici! Beh, medici che hanno scoperto di essere economisti, attrici che hanno trovato finalmente il ruolo giusto, professori di economia diventano esperti di medicina e medici esperti di nucleare. Il futuro visto come un buco nero capace di prendersi carico e far sparire i rifiuti mentali, le scelte assurde e inconcepibili. Una sorta di lavatrice per le coscienze ‘politiche’. Canta il grande Vasco “…e mi ricordo chi voleva al potere la fantasia/erano giorni di grandi sogni sai/erano vere anche le utopie”. Cari signori il futuro non è un’unità di misura del tempo, ma dell’immaginazione e dei sogni. Proprio quelle cose che ci state distruggendo. Nessun futuro è possibile senza un progetto e senza progresso. Progetto, progettualità, progresso. Progetti che durano più di qualche mese non se ne vedono in circolazione; la progettualità ormai resa superflua: non c’è abbastanza tempo, ci sono troppe cose da fare, ci sono risultati immediati da dare e il progresso, nella maggior parte dei settori, può attendere. Non c’è mai tempo per fare le cose, ne abbiamo sempre poco, ce ne è assegnato ancora meno. Grandi progetti, grandi speranze tutte spostate nel futuro. Siamo diventati tutti dei vigili urbani pronti a smistare il traffico pronti a soccorrere e dare una mano, ma nessuno si occupa del traffico, nessuno si occupa dei dettagli, delle piccole cose che accadono. I nostri politici/economisti/manager (un 3 x 2) a proporre ricette di sangue e lacrime (sempre per gli altri). Risparmi di costi e tagli di servizi e persone. Risparmiamo! Risparmiamo i soldi del Monopoli con investimenti di soldi veri. Che bravi! Non si stampano più le pagelle, non oso immaginare quante volte verrà stampata a casa (risparmia la scuola, forse, ma le famiglie?); solo biglietti elettronici (come se questi non avessero bisogno di carta), troppo difficile pensare di riciclare i biglietti di carta? Vi ricordate la carta d’identità elettronica? Bene, ci doveva far risparmiare soldi. Per il momento solo una marea di soldi buttati via. Si tagliano gli investimenti sul trasporto pubblico e aumenta l’inquinamento. Conclusione, alcuni comuni che avevano preso parte alla sperimentazione stanno tornando indietro. Noi per risparmiare una lira non badiamo a spese. Sembra che siamo tutti precipitati in un abisso di profonda superficialità. Ci accontentiamo dei titoli, siamo concentrati sulla superficie ma non c’è abbastanza tempo per ragionare, per approfondire i contenuti, le implicazioni, le relazioni, le interrelazioni… niente di tutto ciò. E il futuro? Niente preoccupazione, non siamo forse un popolo capace di reagire in maniera incredibile nei momenti di difficoltà (invece gli altri popoli si siedono e aspettano?), non abbiamo il nostro plus nell’inventiva e nella creatività (peggio per gli altri)? A proposito, la complessità ancora una volta non c’entra con questa crisi. Lo pensano e lo ripetono tutti quelli che di complessità conoscono giusto il titolo. Caro amico Vasco che canti “ma non ricordo se chi c’era aveva queste facce qui…”, fidati, quelle facce che sognavano sono sparite, ma sono rimasti loro, sempre gli stessi pronti a impartirci un’altra batosta, quelle facce ci sono e in gran forma! Leggi tutto >

, , , , , , ,

Roncinante & Rucio – di Beppe Carrella –

Crisi, professori, meritocrazia.

Tutti vorremmo trasferire le nostre conoscenze ai nostri cari. Trasferirle in maniera veloce e immediata quale miglior modo se non il contatto, la vicinanza, il pensiero. Beh questo non è possibile. Tutti noi abbiamo sudato le nostre conoscenze. Un percorso lungo e faticoso. Abbiamo imparato, disimparato e imparato cose nuove. Ogni volta costruiamo e distruggiamo e questo ci permette di continuare a crescere, di continuare a pensare di essere delle persone che vivono e non vegetano. Una volta che tu hai acquisito qualcosa questo qualcosa ti appartiene: è tuo. Nessuno può togliertelo. Impari a leggere e nessuno può cancellare questa tua abilità. Impari un mestiere e questo è il tuo. Puoi farlo bene o male ma è il tuo, ti appartiene, è frutto dei tuoi sforzi, dei tuoi sogni, delle tue emozioni. Semplice. Democratico. Sei bravo vai avanti, non lo sei vai avanti ma fino al tuo livello di bravura. Nella società servono i numeri uno, due, tre: serviamo tutti. In sintesi quello che hai non può essere trasferito velocemente. La Persona a cui vuoi trasferire le tue abilità non può arrivarci per una scorciatoia. Non puoi attaccare un adesivo e trasferisci. L’immagine in Matrix dove con un cavo inserito nella testa viene trasferita la competenza per guidare un elicottero in pochi secondi è emblematica, un sogno. Forse sì, forse no. Una differenza, in quel caso si trasferiscono istruzioni, non intelligenza. Beh, questo sembra talmente facile che è anche stupido parlarne. Però. Ebbene in questo paese l’intelligenza è adesiva. Sì, proprio così, è adesiva. I genitori la trasmettono ai figli senza sforzo. Basta vedere quanti notai sono figli di notai, quanti politici sono figli di politici ecc. Tra tutte le categorie ce n’è una ancora più pervasiva. Quella dei professori universitari. Le inchieste degli ultimi anni hanno evidenziato la strana anomalia di cognomi prevalenti nelle varie università. I professori alias i tecnici alias gli esperti. Beh, una riflessione va fatta. E la meritocrazia? Vale sempre e solo per gli altri? Nessun dubbio sulle capacità e abilità dei professori, ma se poi i comportamenti sono uguali a quelli degli altri. Siamo sicuri che nelle università la meritocrazia sia valorizzata? E i precari? E i bravi che vanno via? Tutta colpa del sistema politico! Può darsi. E gli esperti, sono tali solo quando danno consigli. Le università, i professori sono i massimi esperti nel loro settore e allora come mai non sono degli esempi gestionali da seguire? Come è possibile che nel tempio del sapere si riproducono errori e malgoverni? Come è stato possibile permettere il proliferare di università a scapito della qualità e, peggio ancora, quello di corsi con così pochi studenti e di scarsa utilità? Dove erano questi professori esperti di futuro quando si facevano queste cose? Ovviamente la colpa è della politica, ma poi qualcuno lascia fare. Nessuno si fiderebbe di un medico ipocondriaco concentrato sul curare i sintomi e non la malattia, eppure questa è la normalità di un esperto/professore di economia ipocondriaco? Come è possibile che chi non gestisce bene casa sua poi può gestire la casa degli altri? Una cosa è dire cosa fare, un’altra è farla, un’altra ancora pensare diversamente. Gli esperti non sono estranei alla politica, appartengono per forza a qualche scuola e questa scuola ha un modo diverso dalle altre di interpretare lo stesso fenomeno. Gli esperti indirizzano la politica, ne indirizzano le modalità e scandiscono i tempi. Sono gli occhiali attraverso i quali la politica interpreta il proprio mondo. In pratica gli danno sostanza. D’altronde Tremonti, Brunetta sono anche loro professori così come lo è Monti. La politica è piena di professori, ma evidentemente non è un problema tecnico. Evidentemente non è un problema di professore come etichetta, come status. È innanzitutto un problema di persona e poi un problema di esecuzione. Non puoi chiudere il controllo del contante quando poi da ministro ti fai liquidare il tuo emolumento in contanti. Credibilità. Intelligenza non può essere trasferita (padri) o data per scontata (amici) o buona per ogni stagione (politici). Quale manovra ci possiamo aspettare da questi professori/tecnici/esperti? Una ‘cosa’ inutile. Perché? Lo vedremo alla prossima puntata. Leggi tutto >

Cookie Policy | Privacy Policy

© 2019 ESTE Srl - Via Cagliero, 23 - Milano - TEL: 02 91 43 44 00 - FAX: 02 91 43 44 24 - segreteria@este.it - P.I. 00729910158
logo sernicola sviluppo web milano