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di Lauro Venturi

Tempo fa un imprenditore che conosco da anni mi ha chiesto se ero disponibile a partecipare a una riunione con i suoi soci per parlare dell’importanza del ‘mettersi insieme’, in questi tempi così difficili. Ho aderito senza esitazione perché l’argomento delle alleanze tra imprese m’interessa da sempre e perché sono convinto che vada premiato chi non si piange addosso, ma si tira su le maniche della camicia per provare, comunque, a fare qualcosa. Ho passato alcune ore davvero piacevoli, insieme a venti imprenditori che hanno costruito una formale rete d’imprese per approvvigionarsi a condizioni più vantaggiose.
Nel 1987 scrissi uno dei miei primi articoli sul tema, dopo aver ascoltato una conferenza dell’ingegnere De Benedetti. Il giornalista gli fece la classica domanda: “Ingegnere ma… piccolo è ancora bello?”.
Il sornione capitano d’impresa (o di finanza?) rispose: “Piccolo è bello ma grande è meglio”. Ragionai su quelle parole e coniai lo slogan “Diventare grandi restando piccoli”, per significare la necessità di fare convivere la flessibilità delle piccole aziende con la capacità produttiva, finanziaria, commerciale, d’innovazione delle grandi strutture. Come titolo scelsi Dai miti alle alleanze per rilevare il fastidio verso inutili e astratti dibattiti a favore o contro i piccoli imprenditori (in un Paese nel quale oltre il 95% delle aziende ha meno di dieci addetti!), ponendo l’accento sull’esigenza di creare esempi concreti di alleanze per generare co-makership efficaci. Ventiquattro anni dopo, lo scorso 11 novembre, la Camera di Commercio di Milano ha organizzato il convegno “Allearsi per crescere: le nuove reti d’impresa”. In quell’occasione il professor Renato Mannheimer di Ispo ha presentato un’indagine illuminante:
– circa un quarto delle aziende intervistate non sa evidenziare né i vantaggi né gli svantaggi del fare rete;
– ben l’ottanta per cento del campione si dice ‘per nulla interessato’ o ‘poco interessato’ a prendere in considerazione l’ipotesi di mettersi in rete. Già si sapeva, ma ora ci sono evidenze empiriche a dimostrare che, sulle reti d’impresa, tra il dire e il fare, il mare da colmare è oceanico. I termini, nel tempo, si sono evoluti: da alleanze siamo passati a ‘filiere’, poi a ‘reti’ e sicuramente la produzione di neologismi non si arresterà.
La sostanza però è immutata: perché è difficile fare collaborare le piccole e medie imprese? La motivazione che troppo facilmente è chiamata in causa è che i titolari di queste aziende sono eccessivamente individualisti. Per me, l’individualismo che caratterizza l’imprenditoria molecolare è un punto di forza, senza il quale la ‘morìa’ di queste aziende avrebbe raggiunto dimensioni terribili per la nostra economia: ma su questo mi impegno ad approfondire l’argomento in una successiva rubrica. Voglio qui sottolineare che il tema delle alleanze tra le imprese non è assolutamente un problema razionale, di conti e di numeri: è soprattutto un problema di relazioni. Ogni cambiamento induce nelle persone sentimenti, pensieri ed emozioni non necessariamente consapevoli e dichiarati.
Il cambiamento che un imprenditore, titolare di una piccola impresa, attraversa mettendosi insieme ad altri suoi colleghi è molto elevato. Non siamo di fronte a scambi di azioni di aziende forse mai viste, o conosciute solamente attraverso report periodici dei propri manager e analisti. Qui sono storie di vita che si fondono e quindi bisogna muoversi con cautela. È molto facile che i primi sentimenti possano essere di frustrazione, di paura e di giudizio critico: “E se poi non va bene, come mai non ce la faccio ad andare avanti da solo…?”. Trasformare queste energie negative in risorse positive, quali ad esempio l’entusiasmo, il coraggio e la curiosità, non è né automatico né banale. Richiede un lavoro costante, alla pari, se non superiore, a quello analitico sui conti e sui processi. Ecco perché un progetto di alleanza deve vedere figure multidisciplinari che affianchino gli imprenditori intenzionati a fare un cammino insieme ad altri, compresi professionisti di coaching e counseling. Qualsiasi business plan di una futura rete di imprese fallirà sotto i colpi dei timori e delle incertezze degli attori principali. Allora, meno osservatori e più laboratori per sperimentare davvero possibili alleanze tra imprese. Leggi tutto >

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