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di Tatiana Arini
Lavorare lontano dalla propria terra è difficile. Lasciare il proprio paese rimette in discussione l’identità dell’individuo, scatenando quello shock culturale che talvolta genera sentimenti di perdita e sradicamento: la ‘crisi’ che ne deriva (dal greco ‘krísis’: separazione, decisione, giudizio) è anche un’opportunità per apprendere e integrare le nuove conoscenze con le proprie radici, traducendosi in un processo di evoluzione e crescita della persona. La mobilità infatti permette quello scambio tra culture diverse, sempre arricchente, che dovrebbe essere ormai all’ordine del giorno nel mondo globalizzato. Tuttavia, non si può dire che l’internazionalizzazione sia un fatto sperimentato in ogni ambito lavorativo e da ogni fascia della popolazione italiana: molti contesti, infatti, non sono interessati dal contatto con l’altro –altri paesi, altre culture– rimanendo sostanzialmente isolati dalla dimensione globale. Ma l’Italia ha bisogno di assumere una connotazione più internazionale che possa renderla competitiva nello scenario attuale: quel che manca nel nostro Paese è dunque una condivisione delle best practice adottate a livello sopranazionale e apprese dai nostri emigrati all’estero, che potrebbe apportare idee inedite in settori strategici e dare una sferzata vitale al nostro sistema economico, per uscire così da un’impasse che ha messo in ginocchio numerose imprese e generato frustrazione e sfiducia da parte di molti lavoratori. Leggi tutto >
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A cura della redazione
Come sono inseriti? In quali aree aziendali? Che mansioni hanno? Sono posti sullo stesso piano dei loro colleghi? E le aziende preferiscono assumerli o piuttosto pagare le sanzioni?
Reatech Italia presenta i dati di un’indagine sui lavoratori con disabilità, realizzata da Reatech e G.I.D.P., interpellando i direttori di personale
Durante il convegno milanese del 5 giugno Categorie protette: una risorsa per il mondo del lavoro, un’opportunità per le aziende, promosso da Reatech Italia in collaborazione con G.I.D.P. (Associazione Direttori Risorse Umane) è stata presentata un’indagine per fotografare ruoli e aree aziendali a cui sono destinati i lavoratori appartenenti a categorie protette, come avviene il loro inserimento lavorativo e le difficoltà che spesso le aziende incontrano nel trovarli e selezionarli. Leggi tutto >
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FOCUS: STRUMENTI IT PER L’HR
Confrontandoci con alcuni dei maggiori vendor di tecnologie e servizi a supporto delle divisioni Hr sono emerse le esigenze più ‘immediate’ delle direzioni del personale che la tecnologia deve soddisfare, portando un valore aggiunto in un mercato in continua evoluzione.
La parola a Oracle
Sergio Gimelli, Applications Sales Consulting Senior Manager di Oracle Italia, ci spiega che le aziende oggi operano in un contesto macroeconomico complesso con dinamiche di cambiamento accelerate in ogni settore. Di conseguenza, hanno bisogno di essere sempre più agili nel rimodulare le proprie strategie di business sulla base dell’evoluzione del proprio mercato.
“Le direzioni Hr sono chiamate a dare un contributo in questo senso; devono essere in grado di comprendere e condividere il pensiero strategico dei vertici e dare loro un quadro completo e affidabile delle risorse umane a disposizione, competenze e talenti su cui far leva per attuare al meglio e velocemente la strategia di business. Le direzioni RU devono anche contare su una base affidabile di dati e su piattaforme che consentano di integrare la gestione di tutti i processi per garantire l’efficienza operativa e la produttività della funzione, qualunque siano le dinamiche di evoluzione della popolazione aziendale.
In generale, le aziende mediamente strutturate hanno ormai a disposizione soluzioni adeguate a sostenere i processi più operativi di gestione delle risorse umane. Ciò che le direzioni del personale chiedono di più a vendor di soluzioni IT come Oracle, sono applicazioni per analizzare caratteristiche e competenze delle risorse aziendali al fine di allineare l’organizzazione alla strategia aziendale. In tali applicazioni, le direzioni Hr cercano anche un ausilio per pianificare carriere e interventi formativi in coerenza con gli obiettivi di crescita futura dell’azienda. E, infine, le direzioni del personale guardano oggi con sempre più interesse a soluzioni evolute di recruiting che, in caso di mancanza di risorse adeguate consentano di individuare velocemente all’esterno il talento che manca. In questo senso, c’è crescente attenzione nei confronti di soluzioni per sfruttare al meglio anche i social network, specialmente quando la ricerca è rivolta ai profili più giovani”. Leggi tutto >
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FOCUS: STRUMENTI IT PER L’HR
Confrontandoci con alcuni dei maggiori vendor di tecnologie e servizi a supporto delle divisioni Hr sono emerse le esigenze più ‘immediate’ delle direzioni del personale che la tecnologia deve soddisfare, portando un valore aggiunto in un mercato in continua evoluzione.
La parola a Zeta Service
Silvia Bolzoni, Amministratore Unico di Zeta Service, ci spiega che a suo avviso la necessità principale dei direttori Hr sia avere la possibilità di concentrare le risorse nelle attività realmente core business del proprio ufficio, affidando quelle collaterali a esperti esterni del settore.
“L’outsourcer non deve però essere un semplice fornitore di servizi, ma un vero e proprio partner strategico per l’azienda: con questo obiettivo Zeta Service ha scelto di basare il suo servizio sull’ascolto attivo del cliente per offrire soluzioni di payroll outsourcing plasmate sulle reali necessità dell’azienda in un’ottica di innovazione continua. Un ulteriore aspetto di notevole importanza è la possibilità di accedere ai dati dei dipendenti in piena autonomia per guidare l’azienda nelle decisioni strategiche. Garantiamo questa libertà di azione grazie a un’innovativa tecnologia che permette agli uffici del personale di consultare in qualunque momento i dati storicizzati delle proprie risorse e di estrarli attraverso dei report personalizzati. Inoltre occorre necessariamente aggiungere una cura della relazione umana e un’attenzione alla reale comprensione delle esigenze dell’azienda e delle persone che in essa lavorano: solo così la partnership diventa davvero un valore aggiunto per il cliente”. Leggi tutto >