Tag: etnografia formazione

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Il diffondersi dell’approccio etnografico oltre i confini dell’antropologia tocca, con crescente interesse, una varietà di campi di studio ed è ormai parte integrante del bagaglio metodologico tanto degli antropologi quanto dei sociologi, degli analisti di organizzazione e dei formatori.

Un simile orientamento è favorito da due tendenze tra loro intrecciate. La prima è costituita dalla rivalutazione degli approcci qualitativi nella ricerca sociale che trova un punto di riferimento cruciale nel processo di cambiamento che, con la ‘svolta narrativa’, ha investito, a partire dagli Anni 80, le epistemologie contemporanee. La svolta narrativa, riconducibile ai contributi di Jean François Lyotard e di Jerome Bruner, mette in dubbio il primato della scienza sulla narrazione rivalutando il sapere narrativo (che secondo Lyotard è a fondamento dello stesso sapere scientifico in quanto quest’ultimo, per essere espresso, deve necessariamente far ricorso al racconto). Leggi tutto >

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di Domenico Lipari

Il diffondersi dell’approccio etnografico oltre i confini dell’antropologia tocca con crescente interesse una varietà di campi di studio ed è ormai parte integrante del bagaglio metodologico tanto degli antropologi quanto dei sociologi, degli analisti di organizzazione, dei formatori. Potenzialità pratiche dell’etnografia applicata alla formazione.      

La ripresa d’interesse per gli approcci qualitativi nella ricerca sociale trova un punto di riferimento cruciale nel processo di cambiamento che ha investito, a partire dagli Anni 80, le epistemologie contemporanee. La svolta linguistica, a iniziare dalla risonanza delle Ricerche filosofiche di Wittgenstein (1967) e dall’influente contributo di Rorty (1967), rivaluta l’importanza del linguaggio rivendicandone la centralità nell’esperienza umana; la svolta narrativa, riconducibile ai contributi di Lyotard (1981) e di Bruner (2003), mette in dubbio il primato della scienza sulla narrazione rivalutando il sapere narrativo (che secondo Lyotard è a fondamento dello stesso sapere scientifico in quanto quest’ultimo, per essere espresso, deve necessariamente far ricorso al racconto) e il pensiero narrativo (ritenuto da Bruner importante tanto quanto il pensiero paradigmatico proprio della scienza classica); la centralità assegnata alla scrittura da un autorevole filone dell’antropologia contemporanea anticipato dall’opera di Geertz (1998) e poi ripreso dagli autori della celebre raccolta di saggi Scrivere le culture curata da Clifford e Marcus (2005) secondo cui il contenuto dei resoconti degli antropologi è da considerare alla stessa stregua di un genere letterario con conseguente centralità del testo e della soggettività del suo autore; infine, la svolta pratica teorizzata da Schatzki, Knorr Cetina e von Savigny (2001) suggerisce una nuova prospettiva di riflessione che assume come focus dell’analisi il modo in cui pratiche specifiche si esprimono in contesti determinati, rivendicando così il primato dell’agire localizzato che può essere compreso solo attraverso osservazioni e descrizioni specifiche. Leggi tutto >

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