stabilimento paolillo

Sviluppo del territorio e integrazione: la semplicità è la chiave del successo

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Conosciuto dai Greci, che ne usavano i fiori per celebrare Dionisio; apprezzato dai Romani, che lo diffusero in tutta Europa; secondo Plinio il Vecchio fa riacquistare la vista ai serpenti dopo aver cambiato la pelle ed era usato come antidoto contro la morsicatura dei rettili velenosi e dei cani; nel Medioevo, si pensava che tenesse lontano gli spiriti dalle case; Re Edoardo I d’Inghilterra consumava circa due chili al mese dei suoi semi; i Puritani se ne cibavano per allontanare la fame, durante le lunghe cerimonie religiose.

È il finocchio, pianta antichissima che ha fatto la fortuna di una famiglia di Eboli, i Paolillo, con la nascita di un’azienda che ha puntato sulla diversità.

‘Finocchi freschi italiani dal 1960’

Tutto è cominciato negli Anni 60 con Giuseppe Paolillo, padre di sei figli, che vendeva finocchi e altri prodotti del suo orto ai mercati generali. In 30 anni l’attività è cresciuta al punto che tre dei sei figli del fondatore hanno deciso di rilevarne la proprietà e aprire un’azienda.

finocchi freschi paolillo
Finocchi freschi italiani Paolillo prima del deposito

“Nel 2002 Paolillo Srl nasce rinnovata per dare continuità alla storia aziendale di famiglia”: oggi Gennaro si occupa della Produzione e della Programmazione, sua sorella Maria Pia dell’Amministrazione e suo fratello Ciro della Lavorazione e della Vendita.

Insieme hanno inaugurato ‘Paolillo Srl – Finocchi freschi italiani dal 1960’. Le zone di produzione sono dislocate in diverse regioni del Cento Sud: Campania, Puglia, Calabria e Molise; mentre la lavorazione dei prodotti è realizzata nello stabilimento di Eboli in provincia di Salerno: “La precedente produzione verteva su diverse varietà di prodotto, oggi, invece, l’attività principale è la coltivazione, produzione e commercializzazione del finocchio.

mariapia paolillo
Mariapia Paolillo,
Responsabile Amministrativo di Paolillo Srl

La fornitura sfiora gli 160mila quintali l’anno e, data l’abbondante richiesta, l’azienda coinvolge più di 40 imprese agricole del territorio. I finocchi sono distribuiti sia in Italia sia all’estero: “Lavoriamo soprattutto in Inghilterra, in Belgio e in Francia”, racconta Maria Pia Paolillo, Responsabile Amministrativo di Paolillo Srl.

Come in tutte le aziende agricole il fatturato è legato a doppio filo con la variabilità climatica: “Nel 2016 c’è stata una stagione invernale particolare, i campi della Campania si sono gelati, in Calabria invece abbiamo avuto un buon raccolto. Questo ha influito sulla produzione e sul prezzo del prodotto, ora più alto del solito. Prevediamo di chiudere l’anno con 10 milioni di fatturato. Dalla stagione dipende anche il numero di dipendenti, arriviamo a 80 nei periodi di raccolta, molti dei quali sono stranieri”.

Fiducia nei giovani e rispetto delle diversità culturali: i semi per coltivare un’azienda sana Paolillo porta nella gestione delle persone gli antichi valori trasmessi dal fondatore, come il rispetto, la fiducia, la perseveranza: “Crediamo molto nella selezione del personale, perché anche in agricoltura devi puntare sulle persone giuste.

Abbiamo coinvolto molte piccole aziende locali fondate da ragazzi che hanno voglia di innovarsi, che sono tornati a fare il lavoro dei loro nonni, con entusiasmo e passione. Il successo della nostra azienda è aver puntato su collaboratori giovani che credono in quello che fanno”.

finocchi paolillo
Finocchi Italiani in lavorazione

L’azienda dà grande importanza alla cura delle persone: “Ogni giorno incontriamo il personale e lavoriamo fianco a fianco. Ci teniamo molto a curare i rapporti interpersonali, ad ascoltare le esigenze di tutti e a cercare di soddisfarle”, ha raccontato il Responsabile Amministrativo.

Le diversità culturali e religiose si appianano tra le terre dei Paolillo: “Non abbiamo mai avuto problemi con il personale straniero, al quale i miei fratelli hanno insegnato come coltivare i finocchi. Tengo molto alla condotta dei miei dipendenti, per loro la mia famiglia fa da garante con i proprietari delle abitazioni che prendono in affitto, per esempio. Da noi c’è una perfetta integrazione tra tutti. Abbiamo un referente tra gli operai che parla sia in arabo sia in italiano ed è a lui che ci rivolgiamo per superare la barriera linguistica”.

La gestione virtuosa della diversity

Per Maria Pia Paolillo l’unico discrimine è la voglia di lavorare: “Oggi ci possiamo definire un’azienda multietnica nel rispetto della diversità culturale e religiosa di ogni nostro dipendente. Molte delle persone che lavorano con noi sono musulmane e, per esempio, nel periodo del Ramadan non possono garantire le stesse prestazioni all’azienda, ma abbiamo la certezza che recupereranno in seguito le ore perse”.

Per i Paolillo il concetto di diversità ha messo in discussione il modo di pensare e concepire le differenze nell’organizzazione aziendale: “La diversity rappresenta un asset strategico che, se ben gestito, può far acquisire all’impresa un vantaggio competitivo sostenibile, dove i benefici sono molteplici e di varia natura, per esempio migliora il clima aziendale, favorisce la retention del personale, attrae talenti, stimola l’innovazione, la creatività e migliora la qualità dei processi di apprendimento organizzativo, in modo tale da creare un clima collaborativo e di motivazione che migliora le performance complessive dell’azienda”.

Differenziare la produzione per costruire l’identità aziendale

Secondo uno studio dell’Azienda Sanitaria di Taranto, con 17mila ettari investiti a finocchio, da cui si ottiene una produzione pari a circa 370mila tonnellate, l’Italia è il Paese in cui questa coltura è maggiormente diffusa a livello mondiale. In un contesto del genere è difficile emergere.

Per questo motivo i Paolillo hanno deciso di puntare sia sulla qualità sia sulla diversificazione della produzione, con l’obiettivo di definire la propria identità aziendale: “Dal 2015 abbiamo cominciato a partecipare a importanti eventi fieristici del settore agroalimentare, sia in Italia sia all’estero, dove abbiamo presentato i nostri prodotti e ci siamo distinti per la qualità del Made in Italy”, racconta Maria Pia Paolillo.

II core business dell’azienda
Il core business dell’azienda

Grazie a una buona dose di creatività, tipica delle aziende italiane, sono nati prodotti come il ‘Drink Fennel’, l’estratto di finocchio che può essere bevuto al naturale oppure può diventare la base di un drink, o il ‘Finocchio snack baby’ per degustazioni finger con aceto balsamico, arance, olive e per il consumo fresco, come snack veloce e leggero.

Dalla collaborazione con l’Università di Potenza, è nato ‘Smoothie’, una linea di centrifughe, da consumare fresche, in quattro varianti di gusto: finocchio, finocchio e carota, finocchio e arancia e finocchio e mela verde che hanno avuto un buon successo, come spiega Maria Pia Paolillo, Responsabile Amministrativo: “Gli estratti di finocchio sono al 100% naturali e abbiamo affidato ai ricercatori dell’Università degli Studi della Basilicata lo sviluppo del nostro progetto”.

Non solo, le innumerevoli proprietà di questa antica coltura possono essere sfruttate in molti modi, per esempio nel campo della cosmesi: “Stiamo sperimentando l’uso dei finocchio come base per creme, maschere e gel per il viso, grazie alle caratteristiche drenanti e antiossidanti. La crema viso e il tonico bifasico a breve saranno sul mercato”.

Il finocchio, inoltre, può diventare anche l’ingrediente di un dolce o di un gelato: “Abbiamo ideato il sorbetto al gusto di finocchio, finocchio e arancia e finocchio e mela verde arricchito da diverse salse studiate dal maestro gelatiere Emilio Panzardi e dei macarons confezionati dal maestro pasticciere Lucca Cantarin”.

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