|rubrica| Un no al giorno leva il medico di torno

Lauro Venturi

Ho un’innata predisposizione per tutti gli strumenti che mi connettono con mondi diversi da quelli che solitamente frequento. È una cosa antica, penso alle lettere che scrivevamo su Ciao 2001, rivista storica degli anni settanta. Lì sono nate alcune relazioni solide con persone che poi ho conosciuto direttamente e con le quali, in alcuni casi, sono in contatto anche adesso. Penso a quando acquistai una ricetrasmittente, quei CB che i più vecchi ricorderanno nell’esilarante parodia di Francesco Salvi, a Drive in, di un camionista che si chiamava Totano 2. Passavo ore a parlare con persone che non conoscevo. Mi piaceva immergermi in un mondo di camionisti, di un ragazzo cieco che aveva scelto come sigla ‘Falco’, di un prete che si occupava dei derelitti e degli ultimi… Avrei potuto iscrivermi alla comunità dei radioamatori professionisti, preferii quella più ruspante di chi usava il ‘baracchino’… Scoprire ‘mondi altri’, da un lato appaga la mia innata curiosità, dall’altro mi insegna la tolleranza e il confronto con chi la pensa diversamente da me.

un no al giornoL’evoluzione tecnologica mi ha poi portato al sito internet personale, a LinkedIn, ad Anobii.com e al profilo su Facebook. Twitter non mi ha ancora preso, probabilmente perché per me scrivere è qualche cosa di più riflessivo rispetto al ping pong compulsivo. O forse perché 140 caratteri mi risultano troppo angusti. Facebook è senza dubbio la piazza più variegata e meno selettiva che si possa incontrare, ci si trova di tutto e di più. E io stesso posto di tutto e di più. Sono molto tollerante nel concedere amicizia, solitamente rispondo sempre positivamente a chi me la chiede. Da un po’ di tempo, però, provo fastidio quando, ad esempio, alcune persone mi invitano ostinatamente a dei giochi che non voglio giocare. Oppure quelli che, con un punto esclamativo arrogante e inopportuno, mi chiedono di sottoscrivere questo o quel appello, dalla bambina calva per la chemioterapia al deficiente che prende a botte un cane. Peggio di tutti quelli che mi scrivono: “Scommetto che non avrai il coraggio di condividere questo!” E infatti non lo condivido, non certo per mancanza di coraggio, ma per sana ribellione a qualsiasi imposizione.

Un’altra categoria che mi infastidisce è quella delle persone che sistematicamente utilizza il mio profilo solamente per pubblicizzare le proprie cose. Infine ho sentito che mi irritava leggere commenti di persone che, aldilà delle proprie idee, usavano un linguaggio scurrile e violento. Rispetto abbastanza le idee diverse dalle mie, escluso quelle riferite al fascismo, al nazismo e allo stalinismo. Non sono animato dal fuoco sacro della ragione, sempre e comunque, credo davvero di sapere il tanto che non so, sono fermamente convinto che farsi delle domande sia molto meglio che dare delle risposte in automatico. Ho pubblicato un messaggio per avvisare gli ‘amici’ di Facebook che avrei iniziato a cancellare chi mi invita ai giochi che non voglio giocare, chi mi usa come cassetta della pubblicità senza nemmeno fare la fatica di recapitarmi un qualsiasi cartaceo, chi mi vuole moralizzare e sensibilizzare sui guai del mondo, chi usa un linguaggio scurrile e violento. Una persona che conosco superficialmente, più o meno mi scrive: “Ma questa è la rete, di che cosa ti stupisci?” Ci ho riflettuto un po’ e poi mi sono detto che non ero d’accordo.

La rete non è il posto dove qualsiasi persona può vomitare quello che non digerisce. Oppure, meglio, non è detto che glielo debba lasciare fare sul mio profilo. Possiamo anche noi, senza codici etici o restrizioni legislative che mi fanno paura, darci una regolata e non accettare supinamente quello che ci arriva dal video. Mica la democrazia è il marketing virale! Anni fa, riferendosi all’informatica, si diceva: “Rubbish in – rubbish out”. Il termine era più colorito, ma la sostanza non cambia. E allora io metto dei filtri fin che mi pare, per non contaminarmi con tutta la collera senza sbocco e le incazzature indignate da quattro soldi che non mi piacciono per niente.

Un no al giorno leva il medico di torno!

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