
Prospettive smart per l’azienda: cambiare punto di vista fa bene
emanuele lazzarini, organizzazione smart, PMI smart, Smart working
di Emanuele Lazzarini*
Per delineare un’organizzazione smart è necessaria una rivoluzione copernicana che permetta di passare da processi e procedure standardizzate, paradigmi fissi, luoghi e tempi di lavoro rigidi e imposti, a visioni e obiettivi condivisi, flessibilità spaziotemporale e regole definite insieme.
Sono questi i punti cardine della nuova filosofia che sta gradualmente pervadendo –non senza ostacoli– il tessuto imprenditoriale italiano e che permette già oggi, ove sperimentata, di costituire un nuovo equilibrio tra i lavoratori e l’organizzazione, aumentando le possibilità di conciliare vita privata e lavoro, creando migliori condizioni per il raggiungimento degli obiettivi.
È una logica win-win in cui il benessere aziendale si crea insieme con il benessere del singolo lavoratore, aumentano fiducia e responsabilizzazione e vi è un incremento della performance del singolo individuo: laddove vi è motivazione vi è risultato. Ci si allontana dunque dai meccanismi distorti del controllo e del presenzialismo per guadagnare in efficienza e qualità lavorativa.
Smart working quindi significa innovare, cambiare, (ri)organizzarsi, dare un nuovo volto all’azienda di sempre. Ma come per ogni processo di cambiamento sono necessari tempo e gradualità.
Dalla flessibilizzazione degli spazi e degli orari fino alla ridefinizione dei rapporti tra capi e collaboratori in un’ottica di performance management per obiettivi: confrontarsi con politiche smart vuol dire imboccare un percorso a fasi, talvolta tortuoso e incerto, con la consapevolezza che la velocità di percorrenza è frutto di numerosi fattori endogeni ed esogeni che vanno costantemente considerati e monitorati. Vediamo quali sono i principali.
Cultura aziendale e modello organizzativo
Recenti ricerche del Politecnico di Milano ci forniscono una fotografia chiara di come l’adozione di politiche smart sia ancora molto influenzata dalla dimensione aziendale: se ormai il 30% delle grandi aziende ha avviato iniziative strutturate e solamente il 12% si dichiara non interessato a questo tipo di tematiche, nelle PMI la situazione è molto diversa, seppur con luci e ombre; se il livello di diffusione dei progetti di Smart working non è cresciuto significativamente negli ultimi anni e dunque l’effetto trainante che potrebbero avere le big non si è ancora innescato, è pur vero che il numero di Piccole e medie imprese interessate (o non contrarie) a valutare questo tipo di politiche è drasticamente calato negli ultimi 12 mesi (dal 48% al 18%).
Questo quadro fa emergere una delle principali sfide del prossimo futuro: convincere i manager e i decisori, specialmente nel mondo delle PMI, dell’opportunità di abbracciare questo cambiamento.
I motivi per farlo sono molti: l’aumento di produttività dei lavoratori e la riduzione dei costi di gestione degli spazi fisici, il risparmio di tempo e di denaro per i lavoratori. Ma soprattutto i benefici legati all’attraction e alla retention.
La generazione dei cosiddetti ‘Millennial’, infatti, è già incline a scegliere il proprio impiego non solo rispetto a scelte economiche o di tradizionale carriera, ma anche rispetto al sistema valoriale dell’organizzazione, che include
elementi come la qualità dell’ambiente di lavoro e la possibilità di conciliare crescita professionale, interessi e passioni. Solo le aziende che sapranno intercettare questa tendenza saranno in grado di attrarre i migliori talenti ed essere più competitive sul mercato.
In quest’ottica, gli HR Manager saranno sempre più protagonisti dell’evoluzione culturale e strategica dell’organizzazione con l’obiettivo di tenere assieme il miglioramento delle performance e del benessere con le strategie di recruiting.
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* Emanuele Lazzarini è laureato in Economia e Management delle Amministrazioni Pubbliche e delle Istituzioni Internazionali all’Università Bocconi, ha ricoperto la carica di Consigliere comunale al Comune di Milano tra il 2011 e il 2016, occupandosi prevalentemente di mobilità sostenibile, politiche ambientali e relazioni internazionali. Entrato in Muoversi (ora Easy Welfare) nel 2013, è stato Account e Project Manager. Dalla fine del 2015 è manager della neo-costituita RWA Consulting, società del gruppo Easy Welfare: coordina le attività di consulenza in ambito welfare aziendale, Mobility management e Smart working.