Ocse: “Per rilanciare l’economia è urgente investire in competenze”

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Pochi, mal preparati e impiegati in ruoli al di sotto delle loro effettive potenzialità. È questo il ritratto dei laureati in Italia tracciato nel report Strategia per le competenze per l’Italia, diffuso dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) e pubblicato al termine di due anni di lavoro. Ma anche guardando al resto del mercato del lavoro, le competenze dei giovani italiani risultano di basso profilo e gli investimenti in formazione si collocano sotto la media.

Leggi l’Excutive Summary del Rapporto Ocse

Competenze nel mondo del lavoro

“Solo il 20% degli italiani tra i 25 e i 34 anni è laureato, a fronte della media Ocse del 30%”, mette in luce il Rapporto. Si assiste così al paradosso per cui ci sono lavoratori che hanno competenze superiori, ma hanno mansioni che ne richiedono meno (11,7%) e sono sovra-qualificati (18%), con una percentuale elevatissima, attorno al 35%, di lavoratori occupati in un settore non correlato ai propri studi.

Al centro del mirino si trovano sia le università, incapaci di collegarsi meglio con le richieste di profili che arrivano dal mondo del lavoro, sia le imprese, colpevoli di non saper usare pienamente ed efficacemente le competenze a loro disposizione e poco disposte a investire in tecnologie e pratiche di lavoro che migliorino la produttività.

Le radici del problema possono riscontrarsi facilmente nella fisionomia stessa del tessuto imprenditoriale italiano, costituito per oltre l’85% da PMI familiari, che raccolgono circa il 70% dell’occupazione del Paese.

I manager delle imprese a gestione familiare spesso non hanno le competenze necessarie per adottare e gestire tecnologie nuove e complesse. Inoltre, il livello dei salari in Italia è spesso correlato all’età e all’esperienza del lavoratore piuttosto che alla performance individuale, caratteristica che disincentiva nei dipendenti un uso intensivo delle competenze sul posto di lavoro”.

L’Ocse riconosce tuttavia lo sforzo del nostro Paese a invertire questa triste tendenza, che si concretizza nelle riforme al mondo del lavoro e della scuola attuate negli ultimi anni: il Jobs Act, il Piano Nazionale Industria 4.0, Garanzia Giovani, la legge Madia sulla Pa e la Buona scuola, della quale si evidenziano in particolare il piano per il digitale e l’alternanza scuola-lavoro. Tuttavia le sfide che l’Italia ha davanti restano ancora molte.

Le prossime sfide

Il Rapporto Ocse, prima di passare in rassegna le 10 sfide in merito alle competenze individuate per l’Italia, ne analizza i pilastri portanti: sviluppare le competenze rilevanti, attivare una dotazione di competenze, rendere effettivo l’uso delle competenze e rafforzare i sistemi di competenze.
Queste le 10 sfide sulle competenze individuate dall’Ocse:

1. Equipaggiare le nuove generazioni del Paese con competenze per la successiva formazione e per la vita. Si parte dal presupposto che le riforme degli ultimi anni in ambito scolastico e per quanto riguarda il mondo del lavoro si siano mosse nella giusta direzione: ma le sfide restano. “Le riforme al sistema di apprendimento basate sul mondo del lavoro possono aiutare gli studenti ad acquisire le competenze necessarie per affrontare il mondo e il lavoro”.

2. Incrementare l’accesso alla formazione universitaria e, al tempo stesso, migliorare la qualità e la rilevanza delle competenze acquisite durante l’università. Infatti, il processo di riforma al sistema universitario, attualmente in corso, sta riportando risultati ambivalenti.

3. Promuovere le competenze degli adulti con un basso profilo professionale. Del gran numero di adulti con un basso livello di competenze presenti in Italia, soltanto una piccola parte è protagonista di formazione e training, a causa della presenza di barriere alla formazione, implicite o esplicite. L’azione coordinata tra ministri e differenti livello di Governo potrebbe supportare lo sviluppo di competenze anche per gli adulti.

4. Rimuovere le barriere del lato offerta e domanda all’attivazione di competenze nel mondo del lavoro. Mentre il focus si sta spostando dalle politiche passive a quelle attive, il Rapporto Ocse ritiene che “il Servizio di pubblico impiego dovrebbe rivestire un ruolo più efficace nell’aiutare i disoccupati a trovare lavoro”. Del resto anche gli alti costi del lavoro possono rappresentare un ostacolo alla stipulazione di un contratto formale.

5. Incoraggiare la partecipazione dei giovani e delle donne al mercato del lavoro. Giovani e donne ancora rappresentano le categorie meno rappresentate nel mercato del lavoro in Italia, nonostante stiano affrontando sfide significative per attivare e vedere riconosciute le proprie competenze.

6. Fare un miglior uso delle competenze sul posto di lavoro. Al momento, gli investimenti in capitale di conoscenze sono molto bassi, a livello sia micro sia macro.

7. Finanziare lo sviluppo di competenze per promuovere l’innovazione. Sebbene gli sforzi dell’Italia per migliorare la produttività stiano andando nella giusta direzione, le competenze potrebbero essere meglio utilizzate per innovare e spingere le prestazioni economiche. “Un maggiore e meglio organizzato capitale è necessario per completare queste riforme”.

8. Rafforzare la governance a più livelli e le partnership per migliorare i risultati delle competenze. Interrogandosi su quale sia l’impatto della ristrettezza di vedute delle politiche sulle competenze e su quali siano i fattori che contribuiscono a una simile situazione, emerge in realtà che l’Italia sta già compiendo passi per migliorare la governance a più livelli del proprio sistema di competenze.

9. Promuovere l’assessment e l’anticipazione delle competenze per ridurre le discrepanze fra domanda e offerta di competenze. A che punto si trova il nostro Paese nell’allineamento e anticipazione delle competenze necessarie per affrontare il mercato del lavoro e rispondere correttamente alla domanda di profili professionali da parte delle aziende? Quali  informazioni vengono prodotte? Il gap permane, anche in virtù del fatto che i dati potrebbero essere maggiormente diffusi fra una molteplicità di interlocutori.

10. Fare investimenti per migliorare i risultati delle competenze. L’Italia sta precipitando in fondo alla classifica Ocse per investimenti in competenze e un gran numero di fattori aiuta a spiegare una simile situazione. Tuttavia si sta assistendo a significativi passi che ne determineranno un prossimo aumento.

È disponibile online l’Oecd Skills Strategy Diagnostic Report: Italy, nella versione integrale (in lingua originale).

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