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L’evoluzione della formazione: da obbligo a occasione

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Contesto in continuo mutamento. Nuovi aggiornamenti normativi. Mercato sempre più complicato da interpretare. Sono sempre più numerose le sfide del Bank&Insurance, settore chiamato ad assicurare obbligatoriamente l’aggiornamento professionale dei consulenti che operano nel mercato. E proprio il tema della formazione obbligatoria – da considerare come un’occasione di sviluppo che una mera formalità da espletare – è stato al centro dell’evento di A.D. Global Solution organizzato dalla casa editrice ESTE a Milano il 2 ottobre 2019. Un momento utile anche per confrontarsi sul futuro del settore che, come ha sapientemente detto il fondatore di Microsoft Bill Gates ricordando che “sono necessarie le attività bancarie, non le banche”, è al centro di una profonda trasformazione.

I mercati e l’intermediazione finanziaria nel suo complesso, secondo quanto spiegato Maria Cristina Quirici, Docente di Economia degli Intermediari Finanziari presso l’Università degli Studi di Pisa, devono affrontare un nuovo framework normativo e operativo in sempre più rapida evoluzione. Non si tratta solo delle normative come la disciplina che regola i servizi finanziari europei (Mifid 2) e dalla nuova regolamentazione europea per la trasparenza in ambito assicurativo (Insurance distribution directive, Idd): per esempio la sostenibilità – tema in forte ascesa e sul quale si dibatte da tempo – ha generato la nascita di nuovi prodotti finanziari (Green Bond) e l’innovativa forma di gestione degli asset propri e di quelli della clientela. A questo si aggiunge anche il crescente affermarsi di nuove tecnologie informatiche (da cui il Fintech), cui si collegano i concetti di Blockchain, Robo-Advisory, Artificial Intelligence, piattaforme per il crowdfunding e i nuovi sistemi di pagamento digitali. A livello di mercato, invece, c’è da considerare la predisposizione a livello comunitario di una Capital Market Union, intesa come un sistema di mercati collegati per un più efficace finanziamento delle Piccole e medie imprese.

Le sfide, tuttavia, possono trasformarsi in opportunità se affrontate in modo consapevole. La finanza sostenibile e la cosiddetta Banca 4.0, infatti, impongono la formazione di tutti gli attori della catena del valore. Formazione che non può ridursi a semplice aggiornamento di quanto imposto dalle varie autorità, bensì che deve essere continua proprio per poter sfruttare tutte le opportunità che le evoluzioni sono in grado di far emergere.

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Un momento dell’evento promosso da A.D. Global Solution sul futuro della formazione nel Bank&Insurance

È il caso del Gruppo Monte dei Paschi di Siena: Cosimo Screti, Responsabile Servizio Knowledge Management e Formazione, ha spiegato che il 90% della loro formazione è su misura, da cui la necessità di modificare i processi di progettazione e pianificazione dei percorsi formativi. In Mps, per esempio, si è abbandonato il modello ‘piatto’ che non rispondeva più alle esigenze del mercato preferendo adottare il modello multidimensionale che tiene conto contemporaneamente di ambiti, processi e rischi. A fare la differenza è stata però l’applicazione del risk rating che consente di definire automaticamente la miglior modalità di somministrazione della formazione per i dipendenti rispetto ai loro reali gap: a quelli bassi sono associate le pillole digitali; a quelli medi le pillole con test di apprendimento; a quelli alti le sedute formative in aula. In questo modo, pur avendo ridotto le ore di formazione, il gruppo è riuscito ad aumentare la percezione del valore della formazione, ora più mirata rispetto alle reali necessità dei singoli soggetti.

In Bnl Bnp Paribas è stato invece applicato il modello del continuous learning, per conciliare le esigenze del business con quelle della formazione obbligatoria. Il punto di partenza per rivedere i processi formativi è stata la consapevolezza di voler aiutare gli operatori senza distoglierli eccessivamente dalla quotidianità (motivo per il quale spesso la formazione è vista più come un impedimento che non come un’opportunità). Come raccontato da Paolo Melone, Change & Training Manager di Bnl Bnp Paribas, l’applicazione dei vecchi modelli non era più adeguata alle nuove necessità e quindi l’organizzazione si è sforzata di snellire i contenuti fino a creare pillole di microlearning (in linea con la soglia di attenzione di circa tre minuti per la formazione elearning). Le pillole sono tra loro modulabili e consentono quindi di costruire percorsi formativi più articolati. La vera sfida di Bnl Bnp Paribas è però quella di immaginare quali saranno i lavori di domani per preparare già oggi i percorsi formativi più idonei per superare l’impostazione ford-taylorista ormai anacronistica delle nostre scuole.

Diverso il caso di Poste Italiane, la cui esigenza principale è di diffondere cultura sul tema digitale, agendo quindi sul mindset di tutto il personale. Come illustrato da Michele Bartolozzi, Responsabile della Formazione del Personale per le aree Assicurativo, Banking, Marketing e Sales, nel 2019 Poste Italiane conta di erogare oltre 4 milioni di ore di formazione, per la maggior parte in modalità online (55% del totale). Seguendo l’esempio di numerose aziende, anche l’organizzazione di Bartolozzi si è dotata di una corporate university nella quale i dipendenti, diventati formatori interni, presiedono i corsi formativi e si occupano anche della progettazione. Inoltre è in fase di sviluppo un’academy digitale per la creazione di un ambiente di apprendimento digitale. La vera sfida, tuttavia, è la tracciabilità della formazione, in particolare rispetto a quella obbligatoria: questo è un forte limite all’innovazione in campo formativo, perché serve dimostrare l’effettivo svolgimento della formazione obbligatoria.

Che sia necessaria un’evoluzione delle modalità formative – in realtà già in corso – sono d’accordo gli esperti di A.D. Global Solution: Davide Poerio, Sales Manager Italia, e Lorenzo Musella, Training Manager, concordano che l’aula tradizionale debba lasciare spazio all’aula esperienziale con l’obiettivo di coinvolgere i partecipanti in grado di migliorare i processi relazionali. Da ‘costo’ la formazione diventa quindi un reale investimento, perché capace di generare ingaggio, magari anche grazie alla gamification e ai nuovi format capaci di creare partecipazione. Insomma, la formazione non deve più essere percepita come un obbligo, ma è un’occasione. Anche quella obbligatoria per il settore Bank&Insurance.

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