Lavoro: in crescita donne e Over 55, in calo i giovani

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Un numero crescente di donne, la rivincita degli Over 55 e sempre meno giovani: è questa la fotografia del mondo dell’impiego presentata nel World Economic Outlook di primavera pubblicato dal Fondo monetario internazionale (Fmi). Il report (leggi l’Executive summary del report) si prefigge di raccogliere le tendenze della forza lavoro nei Paesi industrializzati, l’innovazione tecnologica e il declino demografico.

Come già accennato, la sorpresa più grande è stata sicuramente quella riguardante il dato del tasso di partecipazione degli Over 55, che quantifica il rapporto tra la forza lavoro oltre i 55 anni e il totale della popolazione in età lavoro. È una cifra in crescita, nonostante le previsioni all’alba della digitalizzazione del mondo del lavoro avessero dato questa fascia d’età per ‘spacciata’. Il documento ha infatti illustrato come tra i primi Anni 2000 e il 2016 questa quota abbia subito un incremento di quasi 10 punti, passando da 60 a 70. Anche la categoria degli ultra-sessantacinquenni ha registrato un aumento, anche se inferiore, passando dal 12% al 16.

Se l’allungamento della vita, unito anche alle politiche pensionistiche varate negli ultimi anni soprattutto in regime di austerità, ha rivitalizzato la categoria degli ‘Over’, la condizione dei giovani è diametralmente opposta, quasi da potersi definire drammatica. Dal 1985 a oggi, sempre secondo il World Economic Outlook, il tasso di partecipazione al lavoro è precipitato di 10 punti percentuali, passando da 60 a 50.
La mancanza di lavoro, il generale scoraggiamento e anche la difficoltà di trovare l’offerta d’impiego più adatta alle proprie capacità ed esigenze colpiscono la fascia di età 15-24 anni indistintamente tra uomini e donne.

Le ragioni sono riconducibili alla crisi dello scorso decennio: molti giovani hanno deciso di continuare il percorso di studi sperando in tempi migliori, di fatto parcheggiandosi all’università’. Il trend trentennale ha indicato comunque una correlazione strutturale tra la spinta alla istruzione universitaria operata dai governi e la riduzione della partecipazione al mercato del lavoro delle giovani generazioni. Secondo il rapporto, regimi di welfare statale troppo generosi, con misure che vanno da indennità di disoccupazione a sussidi di vario genere, sarebbero da imputare come colpevoli nella progressiva marginalizzazione dal mondo del lavoro delle generazioni più giovani.

Una nota positiva arriva dal dato di partecipazione delle donne, vero e proprio fenomeno del trentennio sotto esame nel rapporto. Nel periodo preso in considerazione infatti vi è stato un incremento pari al 10% per cento, dal 45 al 55, della popolazione in età lavoro. Parte di questa crescita è da attribuirsi a ragioni puramente sociologichelemancipazione ha portato la donna a ritagliarsi uno spazio sempre più ampio nel mondo del lavoro. Dal punto di vista economico, secondo l’Fmi, possiamo aggiungere anche l’ampliamento del settore servizi e del welfare. Novità nellambito tecnologico hanno inoltre permesso alle donne di conciliare meglio la vita lavorativa con la famiglia.

Il tasso di partecipazione, secondo l’Fmi, è destinato a calare ulteriormente. E le previsioni parlano di ulteriori cinque punti percentuali entro il 2050. Quale quindi la soluzione proposta dagli esperti a questo declino? Secondo le indicazioni emerse dallo studio, deve passare da una riduzione delle tasse sul lavoro e da un focus maggiore su formazione e flessibilità.

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