La responsabilità dell’HR e le sfide antropologiche

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L’apertura del convegno

Ogni narrazione è una rete. Bisogna iniziare da un punto. L’incipit può essere la storia dell’azienda, magari arricchita da particolari che non si conoscono bene. Si arriva a parlare di persone costruendo questo scenario. L’azienda ha da sempre dato attenzione alle persone, il vero capitale dell’organizzazione. Oggi l’azienda ha accettato la sfida della trasformazione digitale, ma il processo non deve compromettere il ruolo delle persone che, all’interno de La Marzocco sono stati ribattezzati Artigiani 4.0. La manualità è essenziale per l’assemblaggio del prodotto, ma l’azienda vuole migliorare. La tecnologia non sostituisce il lavoro dell’uomo, tuttavia lo sostiene, racconta Michela Nardini, HR Manager La Marzocco., aprendo la tappa di Firenze di Risorse Umane e non umane. Lo strumento informatico non è un nemico, piuttosto è lo strumento che aumenta la responsabilità in azienda e arricchisce le conoscenze delle persone. Essere responsabili delle proprie risorse significa accompagnarle in un percorso di crescita.

Michela Nardini, HR Manager La Marzocco

IoT è un capitolo che l’azienda sta iniziando a scrivere, la manutenzione predittiva diventa un asset. Perseguire l’innovazione, il miglioramento, la digitalizzazione cercando di tagliarla a “nostra misura”. Tutti gli operatori sono dotati di tablet in modo da scambiare informazioni e avere una continua connessione per creare una sensibilità nei confronti del processo nella sua complessità. È stato ridisegnato il layout produttivo per permettere alle persone di lavorare meglio. La formazione è centrale in questo percorso, ma deve essere personalizzata sul bisogno delle persone.

Daniela Alessandri, District Director Italy South di Berlitz

La formazione deve stare con me quando voglio e quando posso“, dice Daniela Alessandri, District Director Italy South di Berlitz. La formazione deve dare tante risposte, adattarsi e rispondere ai bisogni individuali. E la formazione parte dal momento in cui si incontra il bisogno e si disegna e progetta il percorso di formazione. La fase cruciale è quella dell’analisi ed è demandata a una persona preparata a leggere i bisogni. L’azienda sta investendo anche sull’analisi della misurazione dei risultati, con il supporto della tecnologia. Dove si trovano i formatori giusti, persone capaci di cogliere le differenze? L’esperienza di lavoro internazionale è fondamentale, la formazione, se utilizza il digitale, deve essere guidata comunque dall’essere umano. Si lavora sulle piattaforme, ma bisogna imparare a utilizzarle!

Silvia Bucciarelli, Responsabile Risorse Umane di EL.EN

Silvia Bucciarelli, Responsabile Risorse Umane di EL.EN torna a porre l’accenno sull’importanza del lavoro della persona. Le aziende molto tecnologiche, che crescono molto e attraversano fasi diverse, devono curare il lato umano della relazione con le persone. Il coinvolgimento e la motivazione non va mai trascurata. Bucciarelli sottolinea l’importanza di trasferire valori, anche ai figli dei dipendenti che hanno la possibilità di avvicinarsi al lavoro dei genitori. Il luogo di lavoro è un luogo di forte scambio relazionale e non va dimenticato il ruolo del Responsabile del Personale nella creazione di ambienti di lavoro che alimentino motivazione e partecipazione. Anche per garantire, attraverso la formazione, gli standard qualitativi elevati che un prodotto di alta tecnologia richiede. Le persone coinvolte nel processo devono avere chiaro il fine ultimo, quali le applicazioni. Il laser può cambiare la vita delle persone: gli utilizzi in medicina sono molto diffusi, importante per chi opera sapere che il prodotto che sta realizzando può avere un impatto sulla vita delle persone.

Giuseppe Sorrentino, Direttore Relazioni Industriali Nuovo Pignone

Cambiano anche le relazioni industriali, che sono più divertenti, esordisce Giuseppe Sorrentino, Direttore Relazioni Industriali Nuovo Pignone. Imprenditore per tradizione difendeva la competitività e sindacato puntava sul benessere del lavoratore. Oggi non esiste più la produzione in serie e si traduce nel fatto che la persona è veramente al centro. L’interesse per la competitività è anche una prerogativa del sindacato e aumentano autonomia e responsabilità del Direttore del Personale. Oggi i lavoratori hanno un accesso all’informazione che prima non avevano, i manager sono degli ispiratori e cambia l’approccio al lavoro. Non si lavora più seguendo uno standard, cosa sta cambiando? La tecnologia ha cambiato la modalità di gestire i rapporti. Lo Smart working, per esempio, è una modalità di esprimere questo cambio culturale che presuppone una fiducia totale tra manager e lavoratore e la tecnologia è un fattore abilitante. E questo ha un impatto sulle relazioni industriali. Il sogno è sedersi insieme con il sindacato per raggiungere obiettivi di competitività e benessere delle persone. Il sindacato deve passare dal ruolo di ‘difesa’ ad quello di attore che contribuisce al benessere delle persone. Saranno i lavoratori a cambiare il sistema della rappresentanza. “Il nostro manager è il nostro primo ‘sindacalista’“. Tutto torna alla relazione.

Cetti Galante, Amministratore Delegato di Intoo

Parliamo di consapevolezza con Cetti Galante, Amministratore Delegato di Intoo. La sua costruzione è il tema base sul quale costruire tutto il proprio percorso professionale. Il salto deve avvenire a livello di individuo, le aziende non disegnano più i percorsi di carriera. Le persone devono abituarsi a plasmarsi, a evolvere. Una flessibilità tipica del mondo anglosassone, ma che sta diventando importante acquisire anche per noi. Ci serve un “cambio genetico”, dice Galante, che deve portare le persone a maturare un diverso atteggiamento anche rispetto alla propria mobilità. Dalla ricerca delle posizioni aperte alla scoperta delle opportunità, questo il salto da fare.

Luca Tazzini, Responsabile Risorse Umane della Cooperativa Sociale G. Di Vittorio

Con Luca Tazzini, Responsabile Risorse Umane della Cooperativa Sociale G. Di Vittorio cambiamo scenario. Essere cooperatori significa essere proprietari della propria impresa. Il settore sta vivendo un momento critico, la cooperazione sociale viene messa in discussione. Ogni giorno la cooperativa fornisce assistenza a 4.500 cittadini, e tutto passa dal lavoro delle persone, circa 1.500. Come motivare il socio della cooperativa? Va gestita la duplicità dei ruoli, di socio e lavoratore. Essere soci è una scelta, e questo avviene attraverso percorsi di consapevolezza che devono essere interiorizzati. La cooperativa ha scelto un modello gestionale che prevede oltre 50 coordinatori di servizi, quelli a maggiore complessità. Le procedure sono chiare, formalizzate e il Responsabile dei servizi rappresenta la cooperativa e ne è responsabile. La popolazione femminile è predominante, la centralità del lavoro inteso nei termini di pari opportunità è importante e si cerca di favorire le esigenze di conciliazione e cura in un ambito dove le attività di assistenza vanno erogate h24.

Giovanni Scanavacca, Direttore Risorse umane di Lucart

Con Giovanni Scanavacca, Direttore Risorse umane di Lucart, cambiamo settore, ci avviciniamo al distretto della carta. Lucart è un’azienda con oltre 60 anni di storia che riflette sulla qualità delle relazioni in azienda. Lucart è protagonista di una evoluzione culturale: il Responsabile del Personale per primo deve lavorare al proprio autosviluppo e deve poi creare quelle condizioni che favoriscono appartenenza e consapevolezza. Dalla corretta gestione delle mail, al rispetto nella gestione delle riunioni ci sono comportamenti organizzativi che messi in atto hanno un forte impatto sulla cultura aziendale.

Mario Curia, Progetto Strategico Cultura di Confindustria Firenze

Concludiamo la nostra giornata di lavori con Mario Curia, Progetto Strategico Cultura di Confindustria Firenze. Bisogna mettere al centro l’uomo, valorizzare il pensiero creativo. Manca la capacità di interpretare la realtà, e questo spiega il momento di incertezza che stiamo vivendo. “La nostra è una sfida antropologica e il mio sogno è far capire l’importanza di arte e cultura. Grandi imprenditori sono spesso amanti dell’arte, bisogna condividere questi patrimoni, farne risaltare l’importanza, valorizzare la bellezza che sta intorno a noi. Forse i Responsabili Risorse Umane possono giocare un ruolo più importante di quanto non si creda”.

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