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La buona formazione e il piacere di apprendere

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Aiutare le persone a coltivare i propri talenti. Coinvolgere e ingaggiare i dipendenti. Oggi questi sono temi cruciali per un’organizzazione. Riconoscere qual è la ‘buona formazione’ non è però un compito facile, così come riuscire a trovare piacere di apprendere.

Sulla base di questi spunti di riflessione si è sviluppata la tappa milanese del 2019 di Formare e Formarsi, il progetto convegnistico della rivista Persone&Conoscenze rivolto a chi si occupa di formazione all’interno delle medie e grandi aziende.

Il gioco e i simboli hanno un ruolo importante in ambito formativo. Come spiega Francesco Varanini, direttore responsabile di Persone&Conoscenze, la formazione è il passaggio dalla dipendenza all’indipendenza, dall’autorità subita alla consapevolezza del proprio valore. Gli oggetti che accompagnano la nostra infanzia (per esempio orsacchiotti e bambole) simboleggiano questo passaggio.

Contaminare la formazione con il gioco è tornare a usare quelle leve che ci hanno fatto transitare dall’essere bambini all’essere persone adulte e responsabili. Per diventare adulti, bisogna imparare ad abbandonare i giochi dell’infanzia: in ambito aziendale, significa uscire dalla propria zona di confort e staccarsi da ciò che ci rassicura.

La formazione nell’era digitale

Matteo Villa di Zambon

Ma cosa motiva le persone a formarsi e le spinge verso un obiettivo aziendale? L’esperienza di Zambon – raccontata da Matteo Villa, training global hr & organization – si basa sull’utilizzo eclettico di metodologie, approcci e strumenti mediati dal design inteso come disciplina che, lavorando su diversi piani, permette di disegnare e progettare esperienze di apprendimento ingaggianti, partecipate e ricche di senso per le persone che compongono l’organizzazione all’insegna dell’interazione, in modo coerente con le nostre attese di consumatori dell’era digitale.

Nell’ambito della rivoluzione tecnologica, in che modo è possibile proporre contenuti che risultino coerenti e interessanti (e quindi efficaci) senza rimanere intrappolati nella cosiddetta ragnatela digitale? Luciano Mancini, partner di Amisura Consulenza, porta l’esempio di un’esperienza recente dove è emersa la necessità di creare un concept incentrato sull’uso dello smartphone per rendere chiara e facile l’autoformazione sui processi di vendita di una multinazionale.

Innovazione e senso dell’ascolto

Fabio Gabbiani, responsabile formazione di Carrefour

Una strategia formativa innovativa che punta alla ridefinizione del concetto di digitale è quella di Carrefour, affiancata in questo percorso da Isapiens: una formazione che vede al centro la persona e un coach interno che a sua volta forma i colleghi, con il supporto di una piattaforma digitale. Sostenibilità e innovazione sono le parole chiave, che concretamente si realizzano nel progetto Act For Food e in un passaggio da azienda fisica a multicanale.

Un altro tema da tenere in considerazione in ambito formativo è quello generazionale. Stefania Berti, people and organization manager di Gefran, spiega che per ingaggiare le persone di diverse età e per valorizzare il talento di ognuno l’azienda ha creato la FLY Talent Academy: nel day-by-day, le figure junior e quelle senior collaborano sviluppando competenze soft, cultura dell’innovazione e senso di responsabilità.

Un tema centrale nei processi HR (compresa la formazione) è quello dell’ascolto, che però è uno degli ingredienti più sottovalutati di qualsiasi comunicazione efficace. Come spiega Matteo Lanfranchi, founder di Reverb, ascoltare significa orientare l’attenzione agli altri ma anche a se stessi, sviluppando una consapevolezza (del corpo e degli stati d’animo) che consente di precisare e approfondire la propria comunicazione.

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