|intervista| Jobs Act fuor di politica

Intervista a Cetti Galante, Amministratore Delegato di Intoo (Gi Group)

Daniela Rimicci

Il Jobs Act rompe con il passato e con la precarietà diffusa. Con la volontà di garantire flessibilità per le aziende e maggiore sicurezza e dignità per i lavoratori, il nuovo impianto di legge si propone l’obiettivo di rivitalizzare il mercato del lavoro rispondendo alle esigenze di tutti gli attori in campo. Al di là del dibattito ideologico e della polemica politica, qual è il reale contenuto della norma? Quali i benefici di una legge nata con il proposito di far ripartire il Paese? In questa intervista l’Amministratore Delegato di Intoo (Gi Group), Cetti Galante, delinea i punti cruciali dell’impatto effettivo del Jobs Act nelle organizzazioni italiane e guida il lettore in una nuova prospettiva. Quella della responsabilità sociale di tutti i protagonisti che, collaborando virtuosamente, accompagnano le persone nel loro ciclo di vita lavorativa. Il tema è scottante e, proprio per questo, Intoo ed ESTE ne parleranno in un roadshow tra maggio e giugno dal titolo Jobs Act fuor di politica: cosa dice davvero la riforma, i reali benefici per i lavoratori e l’impatto in azienda.

 

Cetti GalanteIntoo presenta l’unico roadshow in Italia dedicato al Jobs Act con una chiave di lettura ‘speciale’: fuor di politica. Dove nasce l’idea e l’esigenza di dibattere un tema ormai ordinario?

L’idea nasce dall’esigenza di uscire dal commento critico, e non costruttivo, sulla legge. È ancora utile spiegare la norma con chiarezza e, in questo senso, la visione ‘fuor di politica’ significa dichiarare la posizione di chi è sul campo e vive il mercato da un osservatorio privilegiato –quello della quotidianità− oltre la sfera tecnica del giuslavorismo. Ritengo importante in questo momento offrire un punto di vista diverso, più realistico e operativo: la testimonianza ‘del fare’ da parte di specialisti ultra ventennali che vogliono tradurre lo spirito reale della nuova norma.

Modena, Rovigo, Parma e Ravenna: 4 gli appuntamenti dell’evento itinerante. Perché avete scelto delle città di provincia, in particolare in Emilia Romagna e Veneto? Quali gli obiettivi delle tappe?

Stiamo seguendo diversi progetti in questi territori ed è un’area a cui teniamo molto: si tratta di piazze che di fatto non sono ancora state teatro di molti incontri su questo tema. Vi è probabilmente una maggior necessità di condividere idee e buone pratiche: in Emilia permane ancora una cultura pubblica ancorata all’idea del centro per l’impiego (CPI) come perno di qualsiasi ragionamento sul mondo del lavoro. È forte la tendenza delle misure pubbliche ad appoggiarsi a senso unico ai CPI; e ne è un esempio l’applicazione della Garanzia Giovani dove le aziende private non sono affatto coinvolte… Con questa iniziativa vogliamo portare l’attenzione su cosa significa fare davvero supporto alla ricollocazione professionale, come sia necessario avviare un processo che parte dalla persona e per questo, dunque, come sia importante che le strategie sul lavoro siano decise coinvolgendo tutti gli attori, in primis le società di outplacement che fanno questo mestiere in modo specialistico da più di 20 anni. Vogliamo ribadire, in queste città, ma non solo, di come sia possibile avviare e mantenere una collaborazione proficua tra il settore pubblico e il settore privato per raggiungere l’obiettivo comune di supportare i lavoratori, orientarli, riqualificarli, accompagnarli nel rientro nel mondo del lavoro.

Per Intoo il binario operativo pubblico-privato in collaborazione è molto importante…

Nel momento in cui le persone perdono il lavoro, in un’Italia che funziona meglio, devono poter contare su operatori pubblici e privati che, in sinergia, li supportino nel sostentamento economico-finanziario e nel percorso di ricollocazione. Credo profondamente in questa collaborazione. Pubblico e privato hanno specializzazioni diverse che devono essere valorizzate al meglio: insieme si può fare molto. Il centro per l’impiego, grazie alla sua capillarità territoriale, può accogliere i lavoratori, spiegare loro la misura pubblica e quali sono gli operatori accreditati, monitorare le ricollocazioni e rilasciare statistiche. Ci sono dei CPI eccellenti in Italia che sanno anche supportare nella ricollocazione, ma la maggior parte non ha sviluppato nel tempo le competenze specifiche, né il collegamento con il territorio e le aziende, per essere davvero efficace nel supporto alla ricollocazione delle persone.

Supportare nella ricollocazione è un processo e una professione specifica, non si può improvvisare…

Aiutare i lavoratori a rientrare nel mondo del lavoro è un processo che parte dalla persona, non dalla posizione disponibile. Non è un puro matching. Si devono analizzare in profondità le competenze, valorizzarle e potenziarle dove necessario per rispondere alle necessità del territorio, capire cosa ogni persona può fare utilizzando le competenze che ha. Si deve comunicare con gli strumenti giusti ai vari canali di entrata nel mondo del lavoro. Per i manager assumono un ruolo chiave il ‘personal branding’ e il networking, che in genere è un’area critica per i più senior. E poi comunicazione ed efficacia del CV; gestione di un colloquio di lavoro e relazioni interpersonali; comprensione, uso e ottimizzazione dei network professionali, soprattutto in ambito social e digital. Chi perde il lavoro, nel suo percorso di costruzione di auto-consapevolezza, deve re-imparare a leggere un mercato nuovo, che cambia costantemente. Il bacino di opportunità lavorative in linea con la persona è molto più ampio di quanto si possa credere. Il risultato si raggiunge grazie a un lavoro intenso che analizza a fondo la spendibilità delle competenze sul mercato. Competenze che, molto spesso, le persone non hanno razionalizzato, non sanno a volte nemmeno di avere e che ‘scoprono’ grazie a un tutor dedicato che li segue lungo tutto il percorso alla ricollocazione. E poi vi è un collegamento costante con le aziende del territorio. Decisamente non ci si può improvvisare.

In che modo la normativa del contratto di ricollocazione e la nuova disciplina dei licenziamenti rispondono alle esigenze delle imprese e dei lavoratori?

I lavoratori sono maggiormente tutelati perché appunto supportati nel rientrare più velocemente nel mondo del lavoro e responsabilizzati nella scelta dell’operatore che li supporterà. Questo nel tempo farà emergere la serietà degli operatori. Non ci sarà più spazio per operatori improvvisati: non troveranno interlocutori. Le aziende ne ricavano benefici dovuti a una maggiore flessibilità nella gestione del capitale umano e agli sgravi fiscali previsti per agevolare le assunzioni a tempo indeterminato. Ancor più ne beneficiano i rapporti con le multinazionali straniere, che vorrebbero investire nel nostro Paese, ma sono sempre state ‘bloccate’ dal vecchio sistema normativo: non dava certezze di costo in caso di trend economico negativo con conseguente esigenza di riduzione del personale, il livello di incertezze legato al costo delle riorganizzazioni era eccessivo.

Politiche attive per il lavoro. Se ne parla, ma si è fatto abbastanza o c’è ancora del lavoro da fare?

Abbiamo perso almeno un ventennio rispetto agli altri Paesi europei in questo senso: il lavoro da fare è ancora molto e sarà in divenire. Vedo positivamente la riforma perché ha in sé il vantaggio dell’iniziare un nuovo percorso. Manca la creazione dell’agenzia nazionale. Non si può pensare di continuare ad avere 20 declinazioni diverse della stessa norma. Per le società con diverse sedi e per noi operatori c’è da impazzire… Manca la riforma degli ammortizzatori: basta cassa in deroga che paga le persone per stare a casa quando il posto di lavoro non esiste più. Miliardi e miliardi che potevano essere utilizzati per creare lavoro, riqualificare le persone… Siamo solo all’inizio di un lungo percorso. Cose da fare ancora ce ne sono tante, ma almeno ci siamo staccati dal nastro di partenza…

Come AD di Intoo qual è il suo obiettivo per il 2015? E come donna al timone di un’azienda?

Per il 2015 mi assumo la responsabilità di interpretare lo spirito della nuova riforma, dunque continuare a offrire un supporto di qualità per la ricollocazione professionale. Desidero confrontarmi in un dialogo costante con tutti gli attori coinvolti in un’ottica di collaborazione e di costruzione di un sistema del lavoro che funzioni meglio. Come donna al timone di un’azienda… spero di essere un esempio vivente per tante giovani che si chiedono se sia davvero possibile arrivare ai vertici di una società senza scendere a compromessi con se stesse e con i propri valori. Testimonio che è possibile. In Intoo ci sono 3 donne al vertice della società, e siamo cresciuti del 40% in tre anni…

 

Intervista integrale su Persone&Conoscenze, n. 102 marzo-aprile

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