
Intelligenza emotiva, un altro modo di essere performanti al lavoro
300grammi, competenze, intelligenza emotiva, leadership
Esiste un altro modo di essere intelligenti al lavoro? E quali competenze hanno i top performers per riuscire a eccellere rispetto agli altri? Daniel Goleman, autore del famoso bestseller internazionale Intelligenza emotiva, ci offre una prospettiva molto interessante per rispondere a queste domande: l’intelligenza emotiva è un modo diverso di essere intelligenti, è la chiave per determinare prestazioni elevate a tutti i livelli, in particolare per affermare una leadership eccezionale.
Perché accontentarsi quindi? L’uso di questa intelligenza, di solito, non ci viene insegnato nelle scuole. E non dipende dal quoziente intellettivo; quanto piuttosto dal Quoziente di intelligenza emotiva (EI), ossia da come le persone stanno in relazione con se stesse e con gli altri, agendo attraverso un set di competenze che distinguono i professionisti d’eccellenza da quelli medi in un determinato lavoro.
Tali competenze emotive, intese come abilità pratiche dell’individuo necessarie alla costruzione di relazioni positive con gli altri, non sono innate, ma possono essere apprese, sviluppate e migliorate. Secondo Goleman, infatti, ciascun individuo è dotato di un’intelligenza emotiva “generale” fin dalla nascita e il grado di tale intelligenza determina la probabilità –più o meno elevata– di apprendere e sfruttare, in un secondo momento, le competenze emotive.
Perché contano queste competenze?
Grazie al modello per competenze di intelligenza emotiva, oggi ogni organizzazione ha la possibilità di coltivare e utilizzare un sistema prezioso di comportamenti per orientare la performance delle proprie posizioni chiave, per assumere persone eccellenti e per promuovere professionisti che dimostrano un elevato quoziente di EI e, quindi, per formare una classe di leader straordinari.
E come si fa a svilupparle?
300grammi ha messo a punto il Kit Competency RoadMap, che rappresenta un primo passo nella direzione dello sviluppo delle competenze emotive. Ciò avviene attraverso la costruzione di un piano di azione commisurato al ruolo e alle performance attese e può nascere a valle di un processo di analisi e check up al fine di individuare le azioni e gli strumenti più adeguati all’obiettivo.
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Agire con intelligenza emotiva non significa essere simpatici o porsi in modo gentile. Piuttosto, significa avere la capacità di conoscere e controllare se stessi, e di saper capire e coinvolgere gli altri per interagire con loro in modo costruttivo.
Gli elementi costitutivi del modello di Intelligenza emotiva e sociale proposto da Goleman (Fonte dati: Building Blocks of Emotional Intelligence, Key Step Media 2017, Published by More Than Sound) si fondano su quattro punti: consapevolezza di sé; gestione di sé; consapevolezza sociale; gestione delle relazioni.
All’interno di ciascuna di queste parti, ci sono competenze apprese basate su capacità sottostanti che rendono le persone eccezionali sul posto di lavoro. Per competenza acquisita, si intende un’abilità che può essere allenata e sviluppata, proprio come è possibile svilupparne altre.
Esistono due set di competenze di intelligenza emotiva acquisibili: la prima serie di competenze è fondamentale per guidare noi stessi. Include la consapevolezza emotiva e la gestione di sé. Queste sono le abilità che si svolgono su base individuale e si riferiscono a come ci relazioniamo con noi stessi, con le nostre emozioni e a come rispondiamo al mondo che ci circonda. Le competenze specifiche di autogestione sono: consapevolezza emotiva, autocontrollo, flessibilità, orientamento al risultato, ottimismo.
La seconda serie di competenze riguarda il modo in cui ci relazioniamo con gli altri. Include le nostre relazioni e la consapevolezza che abbiamo delle altre persone. Tali abilità sono fondamentali per il lavoro di squadra, per le vendite, per la gestione dei clienti e, in particolare, per la leadership. Le competenze specifiche di gestione delle relazioni sono: empatia, consapevolezza organizzativa, influenza, coach & mentor, gestione dei conflitti, lavoro di gruppo, leadership ispiratrice.
Ciò che ha trovato Goleman nelle proprie ricerche è stato piuttosto rivelatore. Si è scoperto che, per lavori di tutti i tipi, a tutti i livelli, in media, l’intelligenza emotiva è due volte più importante dell’abilità cognitiva in termini di distintività tra le competenze. E più si va in alto nell’organizzazione, più essa conta. Se si osservano le posizioni al vertice, si nota che l’80%, il 90%, qualche volta il 100% delle competenze che le organizzazioni hanno coltivato per i loro leader principali, si basano sull’EI.
Se un leader dimostra, infatti, competenze di intelligenza emotiva e sociale tenderà a esprimersi con uno stile visionario, partecipativo, coach o affiliativo, piuttosto che direttivo. Questi stili relazionali favoriscono un ambiente e un clima positivo, e offrono prestazioni eccezionali oltre che una maggiore soddisfazione e una migliore qualità del lavoro di tutto il team. I guadagni organizzativi possono essere grandi. Le competenze di EI del leader aumentano, infatti, l’efficacia dei dipendenti in diversi modi cruciali: eccellenza operativa, fidelizzazione dei clienti, prestazioni finanziarie e capacità di attrarre e trattenere talenti. In questo modo le persone saranno ben disposte a fare il possibile per seguire il proprio leader e partecipare alla generazione di valore in azienda.