Il welfare aziendale si aggiorna per aziende e Pa

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Il welfare aziendale, in particolare quello integrativo, si è notevolmente sviluppato negli ultimi anni, a seguito di una svolta innovativa delle politiche di gestione delle risorse umane, che hanno posto le persone al centro dei processi e dei risultati raggiunti nelle recenti tornate della contrattazione aziendale. È proprio questo lo spunto di riflessione alla base del convegno Welfare Aziendale organizzato l’8 maggio 2018 dalla casa editrice ESTE, nella tappa a Roma.

Ripercorrendo le vicende normative in materia a partire dal 2016, Antonio Cocozza, Vicedirettore del Dipartimento di Scienze della Formazione e Presidente del corso di laurea in Formazione e Sviluppo delle Risorse Umane presso l’Università degli Studi Roma Tre, ha sottolineato come il fenomeno del welfare aziendale sia stato sostenuto e ampliato da quanto previsto dalla legge di Stabilità dell’11 dicembre 2016, che ha modificato l’articolo 51 del Testo unico delle imposte sui redditi (Tuir), relativo alla disciplina del reddito da lavoro dipendente.

L’intervento legislativo ha avuto il compito strategico di dare una nuova prospettiva alle politiche di gestione delle risorse umane e una rinnovata linfa alla contrattazione aziendale, ampliando una possibilità già prevista dallo stesso articolo 51, cioè quella per il datore di pagare come welfare il contributo che il lavoratore avrebbe versato a fondi pensionistici o di assistenza sanitaria integrativa, ottenendo un vantaggio per sé e per il lavoratore stesso in termini fiscali”, ha specificato Cocozza.

La circolare del 29 marzo 2018

Più recentemente, il 29 marzo 2018, l’Agenzia delle Entrate, in accordo con  il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, ha emesso la Circolare 5/E, con l’intento di chiarire alcuni importanti aspetti normativi, fiscali e contributivi riguardanti le quote destinate dall’impresa alla previdenza complementare, alla sanità integrativa, alle polizze assicurative e a benefit di welfare aziendale.

La Circolare chiarisce che il regime di tassazione per i premi di risultato, in base alla scelta del lavoratore, può essere convertito in benefit e misure di welfare, azzerando così tassazione e contribuzione sia per il dipendente sia per il datore di lavoro. Evidenzia inoltre come la legge di Stabilità del 2017 abbia introdotto misure di particolare favore nelle ipotesi in cui il premio di risultato sia erogato, su scelta del dipendente, sotto forma di contribuzione alla previdenza complementare.

Tali indicazioni sono particolarmente significative in quanto uniscono il riferimento alle esigenze aziendali con quello ai bisogni dei lavoratori: due parametri diversi, talora divergenti, ma che le pratiche virtuose di welfare dovrebbero combinare al fine di migliorare sia l’efficienza dell’azienda sia il benessere dei collaboratori.

In questo quadro, il welfare aziendale si è molto sviluppato nelle aziende private e, negli ultimi mesi, a seguito del rinnovo del Ccnl dopo otto anni, comincia a estendersi anche nelle Pubbliche amministrazioni, sotto forma di welfare integrativo. Più in particolare nelle Pa, l’articolo 80 del Ccnl del Comparto Funzioni centrali (Ministeri) prevede che la contrattazione integrativa possa introdurre interventi in ambiti di welfare, allo scopo di regolare la concessione di benefici di natura assistenziale e sociale in favore dei propri dipendenti.

Orientarsi in un panorama in costante evoluzione

Alessandra Bertazzoni

A fronte di un sistema normativo che subisce repentine trasformazioni, è necessario per imprese e Pa essere affiancate da provider di servizi welfare, al fine di meglio orientarsi nell’intricato panorama legislativo e cogliere tutte le opportunità. Alessandra Bertazzoni, Key Account Area Welfare di Day Ristoservice, ha fornito alcuni elementi fondamentali per favorire una miglior comprensione del sistema: come si progetta e come si realizza un piano di welfare, le politiche di welfare aziendale e i contenuti del piano, le agevolazioni fiscali, le piattaforme web per la realizzazione dei piani di welfare aziendale, con particolare focus sul funzionamento di un portale welfare.

Partecipazione e contratti nazionali

Il compito di inquadrare il fenomeno del welfare aziendale con un taglio accademico è spettato a Luigi Campagna, Docente del MIT del Politecnico di Milano, che ha in particolare rimarcato come la Circolare 5/E dell’Agenzia delle Entrate consideri la partecipazione paritetica dei lavoratori all’organizzazione del lavoro una leva per l’innovazione, in tutte quelle realtà meno gerarchiche e con responsabilità diffusa, che stanno ridisegnando sia i sistemi produttivi sia i sistemi di gestione risorse umane.

Il welfare nella Pa e nelle imprese

Non sono mancate poi le testimonianze provenienti dal mondo della Pa e dell’impresa. Angelo Tanese, Direttore Generale di Asl Roma 1, ha raccontato la necessità, guardando al proprio contesto, di ricostruire il rapporto di fiducia e di appartenenza degli operatori nelle aziende sanitarie, anche attraverso una diversa e più ampia responsabilità delle aziende stesse nel coltivare nuove forme di attenzione e di ascolto ai bisogni della vita quotidiana dei lavoratori e delle loro famiglie. “La peculiarità delle aziende sanitarie, produttrici esse stesse di welfare e di salute per i cittadini, può condurre a nuove prospettive di erogazione di servizi volti al benessere e alla sicurezza sociale dei propri collaboratori”.

La gestione del personale in Regione Lazio nell’ultimo biennio ha potuto avvalersi di varie disposizioni del Consiglio e della Giunta regionale che hanno avuto come oggetto iniziative per la valorizzazione del benessere del personale dipendente: servizi per la famiglia, conciliazione vita-lavoro, Smart working sono stati soltanto alcuni dei progetti descritti da Alessandro Bacci, Direttore Affari Istituzionali, Personale e Sistemi Informativi di Regione Lazio.

Nonostante il contesto normativo rigido ed estremamente vincolante che, da anni, condiziona e limita fortemente le politiche del Personale degli enti locali, il Comune di Bologna ha intrapreso un percorso di innovazione organizzativa che ha rappresentato una sfida difficile, ma necessaria: Mariagrazia Bonzagni, Capo Area Personale e Organizzazione, ha correlato infatti il benessere organizzativo alla performance dell’organizzazione e alla qualità e all’efficacia dei servizi erogati ai cittadini.

Infine Michele Manelli, Presidente di Salcheto, piccola impresa agricola con meno di 20 dipendenti, ha sottolineato il valore dei suoi principi e anche la bontà del quadro normativo vigente, riscontrabile persino per una realtà di simili dimensioni.

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