HR, la nuova alleanza tra uomo e robot

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da Berlino

Che ci si trovi nel bel mezzo della Digital transformation è innegabile. Quello che, forse, è meno chiaro è che la trasformazione non riguarda solo le Operations, ma tutta l’organizzazione, HR compresa. È stato ribadito più volte questo concetto al SuccessConnect 2018, l’evento organizzato da SAP SuccessFactors.

A confermarlo è anche una recente ricerca promossa dall’Osservatorio delle Competenze Digitali 2018 condotto da Aica, Anitec-Assinform, Assintel e Assinter Italia, realizzato in collaborazione con Miur e Agid: quello che la quarta edizione dello studio ha evidenziato è che il digitale sta sempre di più diventando un alleato delle Risorse Umane, trasformandosi in quello strumento per condurre l’azienda all’eccellenza. È merito delle tecnologie se i dati diventano informazioni utili per le analisi, sempre più fondamentali per la Direzione del Personale. A confermarlo è anche Angela Todisco, Head of HR EMEA North di SAP con la quale Persone&Conoscenze si è incontrata a Berlino, città che ha ospitato SuccessConnect 2018.

“Quanto abbiamo ascoltato in questi due giorni è ciò che sta accadendo”, esordisce la manager, riferendosi al tema delle tecnologie che sono sempre più presenti e utilizzate dall’HR. “Il messaggio che vogliamo lanciare è che la Direzione del Personale può realizzare qualsiasi strategia e disegnare ogni processo perché esiste già una tecnologia a supporto”. L’obiettivo di SAP è appunto quello di “sostenere le aziende nella trasformazione digitale”, affiancando le organizzazione nell’implementazione del software più adeguato alle loro esigenze.

Un tema, quello delle tecnologie nell’HR, che non dovrebbe interessare solo le grandi aziende secondo Todisco. “Questi strumenti ‘semplificano’ la vita della Direzione del Personale, ma è prima necessario capire la sfida che si vuole affrontare e poi adottare la tecnologia adatta. E questo non è un tema riservato alle grandi aziende, perché la tecnologia si adatta a tutte le dimensioni aziendali”.

Per fare un esempio di come la tecnologia possa risolvere qualsiasi necessità, si consideri il principale tema emerso a Berlino: il Talent management. “Partendo dall’esigenza del continuous feedback, la tecnologia ci permette oggi di raggiungere ogni manager e dipendente attraverso il mobile: è ciò che chiedono le persone, abituate nel mondo consumer a confrontarsi con le App sullo smartphone”.

Sul fronte talenti, anche SAP stessa è coinvolta, dovendo ricercare in continuazione le persone per sviluppare il suo business. “Convinciamo le persone perché ci consideriamo e ci raccontiamo come una azienda fantastica e quindi stimoliamo a far parte dell’organizzazione”, ragiona Todisco, che oltre al brand punta sulla “filosofia del gruppo e su una precisa strategia”: “Se hai questo proposito allora conquisterai i talenti”. Ma non basta sapersi presentare al mercato nel modo migliore per aggiudicarsi i migliori. “Dopo averli reclutati serve svilupparli”. E questa è un’ulteriore sfida, visto che “nelle aziende ormai convivono cinque differenti generazioni e ognuna ha specifiche peculiarità”.

Ma chi sono le persone considerate “di talento”? “Se un tempo la ricerca si limitava alla ricerca delle competenze hard, oggi la differenza la fanno le soft skill, soprattutto quelle che consentono alle persone di gestire le situazione più complicate e critiche”. Poi è però compito dell’HR “mettere i talenti nel posto giusto e farli sentire bene”.

Visto che il digital HR è diventato realtà – almeno fuori dall’Italia – ci si chiede se tutta questa tecnologia non stia contribuendo a snaturare il volto ‘umano’ delle Risorse Umane. Todisco non è d’accordo, evidenziando come sia “il mercato stesso a richiedere un maggiore uso della tecnologia”. “Una ventina di anni fa i clienti delle banche erano costretti a presentarsi nelle filiali per svolgere ogni operazione; oggi si utilizza l’home banking perché sono stati i clienti a manifestare l’esigenza di avere questo servizio”.

Ma come tradurre questo cambiamento nell’HR? “La tecnologia consente di fornire ogni tipo di supporto specifico richiesto dalle persone ed è un’opportunità, non un ostacolo. Il rapporto con le macchine è complementare, perché si devono delegare agli algoritmi tutte le attività a basso valore aggiunto e che anzi un umano risolverebbe in più tempo rispetto a una macchina: per esempio dare una risposta al dipendente che chiede aiuto perché il suo pc non funziona…”.

Insomma, grazie ai robot, l’HR si può liberare di numerose attività, “ottenendo il tempo per svolgere azioni ad alto valore aggiunto”. Ecco perché, secondo Todisco, non dovremmo temere i robot. E fa nulla se di recente negli Usa una nuova Intelligenza Artificiale ha ‘vinto’ lo scontro dialettico contro un uomo, battendolo non in una partita di scacchi, ma nell’arte del dialogo dove la creatività è fondamentale…

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