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Gestire le risorse umane con l’AI

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Era il 1997 quando il campione mondiale di scacchi Garri Kasparov venne battuto dalla macchina Deep Blue creata appositamente da IBM. Quella partita fece la storia, non solo degli scacchi, ma anche della relazione tra uomo e Intelligenza Artificiale (AI). Oggi la domanda che in molti si pongono è: l’AI sostituirà le persone?

Nell’ambito della gestione delle Risorse Umane in azienda il tema è attualissimo, ma per Alessandro Bolla, Product Owner di InfoJobs Italia (Schibsted Media Group) “l’AI non disumanizzerà i processi degli HR, piuttosto permetterà loro di concentrarsi maggiormente sulle persone, lasciando alle macchine le fasi a basso valore aggiunto”.

L’AI ha la capacità di analizzare velocemente i dati e di elaborare modelli statistici. “Applicata al mondo HR, essa consente per esempio di leggere un curriculum e di estrapolarne informazioni utili per il recruiter sull’esperienza del candidato”. A beneficiare di questa tecnologia è anche la user experience degli stessi candidati, i quali non devono più perdere tempo per compilare lunghi application form.

Segue questo ragionamento Stefano Barbaria, Country Manager Italia di Easyrecrue, multinazionale francese nata nel 2013 che ha realizzato una suite per rendere la vita dei recruiter e dei candidati più semplice e veloce. “Oggi abbiamo a disposizione una grande mole di dati da analizzare attraverso la tecnologia. L’AI permetterà così al recruiter di concentrarsi sul core business, cioè la persona, e non sui processi a basso valore aggiunto”. In futuro, quindi, “assisteremo a una ridefinizione del lavoro dell’HR, il quale si troverà a lavorare molto meno sui volumi di curriculum visti, telefonate effettuate ed email inviate, ma molto di più sui rapporti diretti con le persone”.

Matching tra domanda e offerta

Il tema centrale è quello del matching tra domanda e offerta: “La sfida per il recruiter è trovare le persone giuste per una certa posizione, mentre per i candidati è quella di orientarsi tra le offerte in base al proprio profilo. Si può dire che i loro destini siano correlati e che la loro esperienza venga migliorata dall’utilizzo delle tecnologie in fase di candidatura e selezione”.

Parliamo per esempio di video-colloqui, di analisi veloce e di incrocio dei dati, che permettono ai recruiter di affinare il processo di selezione e ai candidati di semplificare le loro application. Secondo Bolla “questi sistemi aiuteranno anche i candidati a trovare il lavoro giusto con un minore sforzo ed evitando quello che gli americani chiamano ‘spray and pray’, cioè l’invio massivo di curriculum”.

In questo modo, il Direttore del Personale può diventare sempre più strategico per il business: “Grazie all’utilizzo dei dati, l’HR può riuscire ad anticipare le necessità della propria azienda e a rispondere a questi bisogni in modo più veloce”, spiega Barbaria. “Per farlo, deve sapersi emancipare dal proprio ruolo” trasformandosi in un “produttore di dati” che porta contatti di qualità all’azienda.

La funzione predittiva dell’AI

Molto importante è anche la funzione predittiva dell’AI che può aiutare i Direttori del Personale a trattenere i talenti in azienda. Analizzando dati come le relazioni tra i dipendenti e l’impresa, le offerte sul mercato per le loro posizioni, i rispettivi salari, la concorrenza e persino la distanza casalavoro dei lavoratori, tali sistemi sono in grado di stabilire quanto sia probabile che un dipendente lasci l’azienda.

Quest’ultima, se intenzionata a trattenere il dipendente, saprà impostare la migliore strategia per convincerlo a restare. Tornando alla relazione uomo-macchina, per Bolla non stiamo assistendo alla sostituzione dell’umanità da parte dei robot: “L’espressione ‘Intelligenza Artificiale’ è stata coniata dall’informatico statunitense John McCarthy nel 1957, quando tutto ciò che andava oltre al semplice calcolo era considerato quasi fantascienza. Negli Anni 70 e 80 le aziende hanno vissuto la meccanizzazione e l’informatizzazione, oggi con l’AI stiamo vivendo una nuova rivoluzione industriale che certamente impatterà sul modo di lavorare di tutti.

Come già accaduto in passato, cambieranno le competenze, le figure professionali e la stessa funzione HR”. I sistemi di AI sono ‘addestrati’ dagli uomini e replicano i meccanismi del nostro cervello, senza però distinguere tra bene e male, senza saper prendere decisioni etiche. Il termine più corretto per definire questo rapporto sembra essere ‘Machine learning’ o ‘software’. Perché, in effetti, Deep Blue aveva semplicemente più potenza di calcolo di Kasparov.

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