Occupazione, dati Istat: una lenta, ma costante ripresa

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Una lenta, ma costante ripresa dell’occupazione; una crescita ancor più lenta delle assunzioni a tempo indeterminato, mentre si registra un forte aumento delle assunzioni a termine, saldo positivo sull’occupazionale per tutte le classi di età e in tutte le macro aree del Paese. Sono questi i dati emersi, pubblicati dall’Istat, Istituto Nazionale di Statistica, sul mercato del lavoro relativi al primo trimestre 2017. A differenza dell’occupazione però la produttività non aumenta.

Stando all’analisi dei dati fatta da Claudio Negro per la Fondazione Kuliscioff, nell’insieme delle imprese, sia industria sia servizi, le posizioni di lavoro sono aumentate dello 0,6% rispetto all’ultimo trimestre 2016, e del 2,2% negli ultimi 12 mesi. Il monte ore totale lavorato è cresciuto rispettivamente dello 0,5% e del 2,3%, ma il monte ore lavorato per singolo dipendente è diminuito dello 0,6% e dell’1,1%, probabilmente come effetto di una crescita del part time superiore a quella del full time. Il monte ore per dipendente è aumentato dello 0,2% nel comparto manifatturiero, contestualmente a una decisa diminuzione della Cassa Integrazione, mentre è molto calato nei servizi e in particolare nel comparto sanità e assistenza sociale: -5,7%. Contemporaneamente, come prevedibile, diminuisce il ricorso allo straordinario che resta fermo nell’industria (il 3,4% delle ore lavorate) e cala dello 0,1% nei servizi.

L’aumento dei posti di lavoro

I posti di lavoro vacanti nelle imprese con più di 10 dipendenti sono aumentati dello 0,2% negli ultimi 12 mesi, un dato che conferma l’aumento tendenziale della domanda di lavoro. La qualità dell’occupazione migliora: le retribuzioni aumentano dell’1,7% su base annua e dello 0,5% su base congiunturale, ossia rispetto al trimestre precedente. Aumentano sia i dipendenti a tempo pieno (+1,3%) che quelli part time (+2,1%), ma tra questi ultimi calano quelli involontari, ovvero i lavoratore licenziati o giunti all’età pensionabile.

Le differenze tra Nord e Sud Italia 

I segnali di funzionamento del mercato del lavoro sono in via di miglioramento, ma si allarga il tradizionale dualismo territoriale. Secondo l’analisi di Negro, la serie dei flussi degli ultimi quattro anni mostra come l’incremento dei livelli occupazionali si debba sia all’aumento di quanti permangono nell’occupazione – dal 92,4% del periodo 2013-2014 al 93,7% del 2016-2017, ma il dato al Nord è il 94,% e al Sud il 91,1% – sia all’intensificazione dei flussi dalla disoccupazione all’occupazione, che passano dal 19,7% del 2013-2014 al 23,4% dell’ultimo periodo disponibile.

La stessa serie dei flussi mostra una crescita dei numeri dei giovani che passano da una condizione di non occupazione a quella di occupati: dal 20,7% del 2013-2014 al 26,3% del 2016-2017. Nello stesso periodo migliora significativamente la performance del mercato del lavoro al Nord: i disoccupati che trovano lavoro passano dal 22,4% al 31%, e in particolare quelli che passano dalla condizione di inattivi  a quella di occupati passano da 5,4% a 8,3%.

L’aumento dei contratti a termine, soprattutto per i laureati 

Sebbene nell’ultimo anno il 20% dei lavoratori con contratto a termine al termine del periodo è tornato a essere disoccupato, il 60% è ancora occupato a tempo determinato e quasi il 20% a tempo indeterminato. Infine qualche dato che mette in relazione occupazione e istruzione/formazione: negli ultimi 12 mesi il tasso di permanenza nell’occupazione è stato del 95,8% per i laureati, del 94,2% per i diplomati e del 91,4% per chi ha solo assolto l’obbligo. Tra chi ha cominciato a cercare lavoro un anno fa è oggi occupato il 36,6% dei laureati, il 25,5% dei diplomati e il 18,5% degli altri.

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