Coworking? Non è un luogo per dipendenti Smart worker

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Nel centro commerciale, in chiesa, in mezzo alla giungla. Gli spazi di lavoro condiviso sono in aumento e spuntano nei luoghi più inaspettati. Se negli Stati Uniti i coworking aprono persino nelle chiese, in Italia li possiamo trovare per esempio in ex-fabbriche riqualificate, negli hotel e anche negli shopping center. Come quello aperto di recente all’interno di una galleria del centro commerciale Belpò a San Rocco al Porto, in provincia di Lodi, che offre, a pochi passi dalle vetrine dei negozi, una sede di lavoro a professionisti, freelance e aziende che praticano lo Smart working e spazi per riunioni, eventi e corsi di formazione.

“La grande diffusione degli spazi di coworking è favorita dal fatto che la percentuale dei freelance e dei cosiddetti nomadi digitali sul totale dei lavoratori sta crescendo, sia in Italia sia all’estero. Quindi la richiesta di questo tipo di spazi è sempre maggiore”, spiega Emanuele Lazzarini, Business Development Manager di Variazioni. “Il trend interessante è che i coworking, dopo aver ‘colonizzato’ le grandi città, si stanno pian piano diffondendo anche in luoghi decisamente più periferici”.

“Per esempio, ha aperto un coworking a Tirano, un paese di montagna in Valtellina. E all’Argentiera, sulla costa ovest della Sardegna, l’associazione culturale LandWorks sta recuperando un vecchio villaggio minerario abbandonato negli Anni 60 e realizzando una serie di attività all’interno degli edifici restaurati, tra cui uno spazio di lavoro per nomadi digitali e liberi professionisti affacciato sul mare in cima a un promontorio. È la prova che anche in contesti meno centrali sta nascendo una domanda per questo tipo di luoghi”.

Non solo scrivanie

Oltre a diffondersi, gli spazi di lavoro condiviso si stanno evolvendo. Non sono più solo stanze che mettono a disposizione wi-fi, corrente e scrivanie. Alcuni coworking oggi offrono molti altri servizi, come l’asilo per genitori lavoratori, che possono trovare all’interno di un’unica struttura uno spazio per lavorare in tranquillità e un’area in cui affidare i figli a personale specializzato. Si possono trovare i “coworking per mamme e papà” in tutte le maggiori città italiane.

A Milano, Copernico Martesana offre la “Oxygen Room”, una stanza dove domina il verde e in cui si può entrare per allontanare lo stress e lavorare senza cellulare e computer. Nell’open space di coworking di Vergiate, in provincia di Varese, è stata installata una sala pose utilizzabile da fotografi e video maker con a disposizione le attrezzature necessarie. A Bergamo, il nuovo Upperlab offre una sala grande attrezzata con fari teatrali e impianto audio da utilizzare come sala prove o per laboratori. E l’elenco potrebbe continuare.

I dipendenti preferiscono lavorare da casa

I coworking non sono spazi riservati solo a freelance e liberi professionisti. Anche i lavoratori dipendenti possono accedervi, soprattutto se lavorano in un’ottica di Smart working. Ma secondo Variazioni, che fotografa le tendenze legate al lavoro agile, in Italia l’uso dei coworking da parte dei lavoratori dipendenti è un fenomeno ancora molto limitato. “Effettuiamo survey di monitoraggio degli impatti dello Smart working in decine di aziende e abbiamo un database con quasi 10mila risposte. Quello che emerge, come dato medio, è che il 94% dei dipendenti sceglie di lavorare da casa quando gli viene concesso lo Smart working; il 3% sceglie di lavorare in un luogo diverso da casa propria, ma comunque privato, per esempio la seconda casa al mare o in montagna; e solo un altro 3% sceglie di lavorare in altri luoghi come gli spazi di coworking”, precisa Lazzarini.

“Le aziende che utilizzano i coworking per i propri dipendenti sono principalmente imprese che hanno dei piccoli team in remoto. Invece di prendere un ufficio in un’altra città per poche persone, queste aziende preferiscono acquistare altrettante membership in un coworking”.

Il vantaggio per i dipendenti non è solo quello di avere una postazione dove lavorare, ma anche la possibilità di vincere il senso di isolamento che si può avere lavorando sempre e solo da casa e di stare immersi in un ecosistema di relazioni.

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