Blockchain, applicare la nuova tecnologia nell’HR

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La Blockchain ha un potenziale di trasformazione spesso confrontato con Internet ed è chiaramente un fenomeno nei propri giorni di ‘gioventù’, come Internet lo era negli Anni 80. La proliferazione di progetti e organizzazioni attorno alla Blockchain viene spesso confrontata con l’euforia della bolla delle dotcom. Si tratta di un nuovo paradigma e –come avviene in questi cambiamenti– molte grandi idee l’hanno anticipato.

Poggia le sue basi sugli studi di crittografia, sistemi distribuiti, peer to-peer e moneta elettronica. Ma il salto quantico risale a un momento ben preciso nel tempo, agosto 2008, quando è stato reso pubblico l’articolo “Bitcoin: a peer-to-peer electronic cash system” da parte del suo inventore, conosciuto con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto.

La prima transazione in Bitcoin risale all’anno successivo, il 2009. Si tratta dell’anno zero delle cripto valute (cryptocurrencies, in inglese). Da quel momento in avanti –come avviene per le grandi intuizioni– l’idea originaria è stata in grado di generare un intero percorso di invenzioni e scoperte con grande potenziale d’impatto dal punto di vista economico, organizzativo e sociale. Come già detto, si tratta di un percorso che è appena all’inizio.

Ma che cos’è la Blockchain e perché permette di creare un ecosistema così ricco d’innovazioni? Che tipo d’impatto ci possiamo aspettare dal punto di vista organizzativo e sociale nel prossimo futuro? Senza entrare nel dettaglio, è necessario comprendere come la Blockchain rappresenti un nuovo tipo di piattaforma decentralizzata, disintermediata e resistente alla censura.

Una rete impossibile da alterare a posteriori

Potete immaginare la Blockchain come un database. Questo non è però un software controllato e gestito da un individuo o da un’organizzazione, bensì da un insieme di nodi chiamati “minatori”; questi nodi sono in grado di sincronizzarsi e di validare le transazioni in modo univoco e non falsificabile; le transazioni sono registrate all’interno di blocchi e questi ultimi sono concatenati tra loro mediante tecniche criptografiche in modo non successivamente modificabile, da cui il nome.

Il meccanismo che tiene insieme il sistema, dal punto di vista economico, è la remunerazione dei minatori attraverso la quale sono creati nuovi Bitcoin. Il sistema in effetti ‘batte moneta’, proprio come le banche centrali. Se in qualsiasi database un amministratore del sistema (o un hacker) è in grado di accedere e modificare a posteriori i dati, nella Blockchain nessuno è in grado di alterare a posteriori.

In tal senso, la Blockchain crea una storia di dati persistenti e una ‘freccia’ temporale non modificabile. L’algoritmo della Blockchain –o sarebbe più corretto dire gli algoritmi perché di nuovi ne stanno nascendo– è in grado di funzionare tra un insieme di nodi completamente anonimi, che non devono necessariamente fidarsi l’uno dell’altro.

Una delle conseguenze più importanti di una rete che non richiede la fiducia reciproca tra i nodi è quella di permettere processi disintermediati, senza bisogno di una terza parte garante. Due individui, in qualsiasi parte del mondo, possono scambiarsi Bitcoin senza la necessità di banche o di altri intermediari di pagamento che operano sulla base dei propri interessi.

Ma l’aspetto più eclatante della Blockchain è la capacità di essere resistente alla censura: se oggi chiunque –un individuo, un’organizzazione, uno Stato– volesse interrompere l’operatività di Bitcoin, comunque non potrebbe. La rete peer-to-peer di migliaia di nodi che compone la Blockchain è completamente decentralizzata e rappresenta un network mondiale con minatori in tutti i Paesi. Queste caratteristiche la rendono una piattaforma estremamente resistente, in cui i partecipanti possono interagire senza dover riporre la loro fiducia né nei propri pari né in istituzioni o in aziende garanti.

Tecnologia che va al di là delle criptovalute

In modo analogo alla moneta e alle transazioni finanziarie, è possibile implementare processi e applicazioni in modo decentralizzato, disintermediato e censorship resistant. I casi d’uso sono tantissimi, dalle reti sociali alla condivisione di contenuti, dai marketplace di prodotti alla vendita di dati, dagli exchange al file sharing.

Si sta in effetti creando –ed è un fenomeno degli ultimi due anni– un complesso e variegato ecosistema di organizzazioni con l’obiettivo di sviluppare applicazioni distribuite, chiamate Dapp. Le criptovalute –di cui il Bitcoin è la prima e più famosa–sono oggi l’applicazione più matura e diffusa della Blockchain. Ma fare una distinzione tra la Blockchain come piattaforma e le criptovalute come applicazione è un elemento cruciale.

Le applicazioni della Blockchain vanno infatti ben al di là della moneta. Riguardano moltissime Industry, dal Finance, Banche, Assicurazioni, micropagamenti, fondi, stock exchange ad ambiti che vanno al di là del Finance come la Supply chain, i marketplace, la contabilità, lo scambio di arte e musica, gioco d’azzardo, il file sharing,i social network, la Gig economy, le votazioni, l’identità, la privacy.

L’articolo completo è stato pubblicato nel numero di Maggio 2018 di Persone&Conoscenze.
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Nicola Attico

Nicola Attico è Solutions Consultant Manager di ServiceNow Italia

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