Autore: Mauro De Martini

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La questione delle metodologie formative mi pare complessa almeno quanto il cogito cartesiano, con il suo singolare procedere argomentativo.

Ogni giorno cerco nuove soluzioni di metodo per rispondere ai fabbisogni delle aziende e dei partecipanti, e costantemente vivo la frustrazione nel tornare alle solite soluzioni, ai sentieri già battuti, all’asticella bassa. Mi interrogo sulla ragione di ciò e finisco con l’aggrovigliarmi in un nodo di lana caprina. Leggi tutto >

Ascoltare il clima per modificarlo

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“Taci”, punto! È la proposta di D’Annunzio ne La pioggia nel pineto. Peraltro, mi è sempre sembrata piuttosto perentoria. Forse era un invito che rivolgeva a se stesso, prima che al lettore, visto che in quanto a parlare, non si è mai tirato indietro. In ogni caso, è un’indicazione volta a favorire un contesto di attenzione e di ascolto, per poter assaporare il clima. Solo nel silenzio si può udire il suono della pioggia che cade “sui nostri vestimenti leggieri”.

Nelle organizzazioni le persone parlano, si muovono, si scambiano gesti e sguardi. Chi è attento raccoglie le impressioni di come ‘stanno’ le nostre aziende. Non è un compito facile, anche perché, tutti presi dalle urgenze e dalle scadenze, ci possono passare sotto il naso ‘elefanti di disagio’ che, silenziosi come fantasmi, prima o poi fanno danni a cui tocca mettere mano per evitare conseguenze peggiori.

Benvenute le indagini del clima, dunque, che ci consentono di fare il punto della situazione e mettere tra parentesi l’urgenza, per intercettare potenziali criticità che potrebbero causare stress e malessere organizzativo, con l’obiettivo, prima di tutto, di prevenire ed eventualmente eliminare o, quantomeno, contenere i fenomeni negativi.

Rimuginando su queste cose, mi sono interrogato sul significato delle parole che usiamo e su quale relazione possa esserci tra “clima” e “benessere”. Se i termini che utilizziamo per rappresentare la realtà hanno una o più direzioni immaginative che valorizzano le nostre esperienze, allora può diventare interessante sondarne gli effetti sulla nostra visione del mondo.

Certo, non è pratica semplice né scontata. Abitiamo l’epoca dei post, nel mondo ‘post moderno’, ‘post democratico’, ‘post secolare’, ‘post ideologico’ e così via. Secondo la mia prospettiva, nata nel mio piccolo mondo provinciale di ‘nanetto da giardino’, ritengo di vivere nell’epoca del post talk show, in cui

le parole sono diventate rumori Leggi tutto >

Partecipazione, Team work, relazioni tra colleghi

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“Per loro sono importanti soprattutto l’amore, la co­municazione, la bellezza e i rapporti interpersona­li. Dedicano molto tempo ad aiutarsi e vezzeggiarsi l’una l’altra. Il loro senso del sé si definisce attraverso i sentimenti e la qualità dei rapporti interpersonali. Si sentono realizzate tramite la partecipazione e la rela­zione”.

Così John Gray descrive, nella sua simpatica e semplificante visione manichea, la vita su Venere. Sulla Stella del Mattino non ci sono mai andato né conosco le Venusiane di persona, però un’idea degli umani me la sono fatta. Noi, in fondo,

non siamo tanto differenti dalle Venusiane Leggi tutto >

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Dal primo giorno in cui sono entrato in aula, da forma­tore, mi sono chiesto come coinvolgere le persone. An­cora oggi questa domanda mi accompagna, così come mi guidano le risposte –non teoriche, ma pratiche– che vengono prevalentemente dall’esempio dei formatori importanti per me.

Se torno con la memoria ai miei insegnanti di scuola, ricordo quelli che mi hanno fatto amare la loro mate­ria, quelli che mi hanno coinvolto nella loro esperienza affettiva, perché, ne sono certo, loro stessi amavano quella disciplina e desideravano condividerla. Forse quest’affermazione potrà sembrare banale o scontata, ma ci si dimentica, talvolta, che l’apprendimento non è un processo esclusivamente razionale; al contrario, è –prima di tutto–

relazionale e profondamente con­nesso all’affettività Leggi tutto >

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