Autore: Gabriele Perrone

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L’introduzione del Reddito di cittadinanza in Italia continua a dividere l’opinione pubblica, che si interroga sulla reale utilità del provvedimento per rilanciare il mercato del lavoro. L’ultimo allarme è stato lanciato da Confindustria, che ha evidenziato il rischio che la misura fortemente voluta dal Governo possa scoraggiare le persone nella ricerca di un impiego, in quanto la somma di 780 euro prevista dalla misura non sarebbe così distante dallo stipendio medio di un giovane Under 30 (830 euro, come calcolato dall’area Lavoro e Welfare di Confindustria). Leggi tutto >

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Nell’attuale scenario lavorativo, la relazione tra le nuove tecnologie e le professioni si traduce in una carenza di competenze e in un vuoto organizzativo che impattano negativamente sulla produttività.

Non siamo in presenza di una crisi causata dall’assenza di lavoro, come spesso si tende a credere, piuttosto stiamo vivendo una vera e propria emergenza legata alle competenze.

Per evitare che questo problema diventi sempre più grave, nelle aziende la formazione non può subire interruzioni e le persone vanno formate in modo continuo lungo tutto il loro ciclo di vita professionale.

Bisogna saper leggere le evoluzioni dei ruoli e costruire percorsi formativi che garantiscano l’impiegabilità delle persone a lungo termine. La trasformazione digitale, infatti, non cancellerà soltanto posti di lavoro, ma ne creerà di nuovi.

Secondo uno studio di Confindustria su dati Unioncamere e Anpal, tra il 2018 e il 2022 le imprese italiane saranno pronte a offrire un posto di lavoro a 469mila tecnici, super periti degli Istituti Tecnici Scientifici (ITS) e laureati nelle materie Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics), di cui 264mila operai specializzati.

Ma l’attuale offerta formativa non è in grado di soddisfare la richiesta del mondo del lavoro. Ciò penalizza –e lo farà sempre di più in futuro– il tessuto produttivo e i territori, oltre studenti e famiglie, che devono essere sempre più coinvolte nel processo di orientamento alla formazione dei figli.

Da qui al 2022 –spiega il report di Confindustria– quasi la

metà dei periti Under 29 Leggi tutto >

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Mantenere i propri valori non è sempre facile per le aziende che vivono un’evoluzione internazionale. Ma Ruffino, storica cantina toscana fondata a Pontassieve, vicino Firenze, nel 1877, è riuscita in questa impresa attraverso le persone che fanno parte della sua ‘famiglia’.

Dal 2011 Ruffino è stata acquisita dalla multinazionale americana Constellation Brands. Un’operazione che ha dato una forte spinta al business dell’azienda, la quale ha conquistato il mercato degli Stati Uniti e del Canada con i suoi vini e oggi ha toccato i 104 milioni di euro di fatturato. “Nonostante l’acquisizione da parte di Constellation Brands, godiamo di autonomia e i risultati ci danno ragione”, spiega Emanuele Rossini, HR Director di Ruffino. “Certamente sono cambiate alcune procedure e parte del management, ma l’impatto è stato positivo e conserviamo la nostra identità, che è strettamente legata al territorio”.

D’altronde, commenta Rossini con una battuta, “il Chianti non si delocalizza”. Il fatto di essere un’azienda vinicola consente a Ruffino di mantenere saldamente le proprie radici a Pontassieve. Da questa zona provengono molti dei 130 dipendenti della casa vinicola e da qui partono i vini che raggiungono i mercati esteri. Oltre alla ‘casa madre’, fanno parte dell’impresa anche le Tenute Ruffino (70 dipendenti) e la neo-acquisita Poderi Ducali Ruffino in Veneto, per la quale sono previsti importanti investimenti anche in ambito Risorse Umane.

Rapporto di fiducia tra azienda e dipendenti

Sono proprio le persone la chiave del successo di Ruffino: “

Molti dei nostri dipendenti lavorano da decenni qui Leggi tutto >

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“Lavorare con le mani”: nell’epoca del digitale sembra quasi un’espressione anacronistica. Ma c’è chi fa proprio dell’artigianalità e della capacità delle persone di creare oggetti unici i suoi punti di forza. Stiamo parlando di The Bridge, azienda fiorentina nata nel 1969 che produce e commercializza borse e accessori in pelle.
L’artigianalità del prodotto è garantita da una lavorazione ancora legata alle sapienti mani dei mastri artigiani, come spiega l’HR Director Novella Ferri: “Abbiamo una grande attenzione per la ricerca e la formazione, puntiamo sui corsi di training interni all’azienda con l’obiettivo di valorizzare il sapere artigianale dei nostri lavoratori”.

A questo aspetto si unisce “un forte legame con il territorio che rende l’azienda permeata dalla cultura locale”. Quasi tutti i 110 dipendenti di The Bridge, infatti, provengono dalla zona di Firenze. Le attività di training interne all’impresa – sottolinea Ferri – vanno dall’ambito retail “per far raccontare agli addetti i valori della tradizione e artigianalità di The Bridge”, all’area di sviluppo del prodotto “attraverso attività di affiancamento tra i mastri artigiani e i nuovi arrivati”. A tal proposito, negli ultimi due anni l’azienda ha

assunto 15 persone Leggi tutto >

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