Autore: Antonio Rinetti

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Il telefono squillò nel tardo pomeriggio. Il capo ufficio rispose. Lo vidi improvvisamente impallidire, balbettare qualcosa e uscire di corsa. I miei colleghi e io venimmo quasi subito a sapere ciò che una persona a lui vicina, ancora sotto choc, gli aveva appena raccontato. Era stata testimone, all’interno della Scuola di Amministrazione di Torino, del sequestro di un’intera classe di oltre 200 persone, del ferimento di 10 tra studenti e insegnanti, gambizzati a freddo, e della ‘lezione ideologica’ impartita dal gruppo di brigatisti di Prima Linea, resosi artefice di questa azione terroristica. Leggi tutto >

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Tempi non facili, questi, per le donne. Pare che il mondo intero stia cercando, grazie alla complicità di una regia ben orchestrata, di riportare indietro le lancette dell’orologio di una storia di conquiste travagliate e sovente incompiute. Viene da pensare che anche nel nostro Paese in tanti abbiano atteso il fatidico grido “tana libera tutti” per potersi scatenare in una gara al ribasso di pessimo gusto: dal grottesco manifesto ‘pro famiglia’ di un sindaco del Sud Italia in occasione del recente 8 marzo, a disegni di legge pronti a ravvivare i focolari domestici d’antan, per non parlare di alcune sentenze della magistratura che parrebbero uscite da un tribunale della prima metà del secolo scorso. Leggi tutto >

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Ho avuto recentemente l’occasione di rileggere una ricerca della Georgetown University pubblicata qualche tempo fa dalla Harvard Business Review. Scoprire in tempi di turbo capitalismo che c’è ancora chi si pone la domanda se i dipendenti si sentano rispettati mi ha riportato in qualche modo alle teorie socio-organizzative di Elton Mayo e agli studi condotti presso la Western Electric Co. negli stabilimenti Hawthorne di Chicago. Leggi tutto >

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“Faber est suae quisque fortunae”. La locuzione sallustiana continua a mantenere inalterata la sua attualità anche in epoche, come la nostra, nelle quali vengono regolarmente messi in crisi paradigmi che per decenni hanno ispirato la vita di ognuno di noi. La nostra storia professionale non la si costruisce a caso, anche se variabili indipendenti dalla volontà –compreso quello che viene simpaticamente definito ‘il fattore C’– possono orientare le nostre scelte verso il raggiungimento del successo o la navigazione in un anonimo tran tran.

Ci sarà pure il patrimonio genetico che abbiamo avuto in dono dalla nascita a facilitarci o meno, ma non basta. L’insieme delle esperienze è soprattutto la somma di fattori tra i quali, a mio parere, uno fra tutti incide più di ogni altro, orientandoci come una bussola nel buio: l’esempio. Chi ha avuto la fortuna di avere alle spalle una famiglia attenta a trasmettere valori profondi e semplici, compresa la capacità di saper dire di no nei modi e nelle forme giuste, difficilmente sceglierà di dissipare nel corso della propria vita un patrimonio così prezioso.

Stessa considerazione vale per la scuola con i suoi insegnanti e qui il discorso inizia a farsi più selettivo nonostante nel nostro Paese venga ancora data rilevanza a una certa visione umanistica d’insieme. Sul luogo di lavoro il gioco si fa duro: mettiamo per un momento da parte la solita retorica e andiamo a vedere da vicino quello che succede.

Crisi e mancanza di punti di riferimento

La crisi di questi anni ha fatto riemergere Leggi tutto >

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