Allenarsi alla leggerezza

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di Francesco Donato Perillo

Allenarsi alla leggerezzaCerto la leggerezza, virtù proclamata da Italo Calvino nelle sue Lezioni americane come valore da portare nel nuovo millennio, non è proprio caratteristica tipica del manager. La condizione manageriale è piuttosto caratterizzata dal suo opposto: la pesantezza, che si annida nelle priorità da inseguire, nelle performance da garantire, nelle pianificazioni, programmazioni e controllo di progetto, nelle puntuali revisioni di budget, nella necessaria tracciabilità di ogni azione gestionale. Ma nell’esecuzione del business c’è un punto critico, un buco nero, un tallone d’Achille: il coinvolgimento personale e la motivazione delle persone-risorse che abilitano la creazione del valore nell’impresa. I nostri manager lo sanno bene, ma non lo dicono: solo mettendo al centro della propria consapevolezza di ruolo il valore della persona e del lavoro è possibile divenire ‘project leader’. Chi è il project leader?
Archibald, nel suo fondamentale manuale di Project Management1, declina le competenze del PM e le riassume nella ‘project leadership’ che è necessario esercitare in ognuna delle tre fasi del ciclo di vita di un progetto: nel tenersi in contatto con gli stakeholders, nel giocarsi la palla, nel concentrarsi sul risultato. Capacità relazionali, creative e trasformazionali rappresentano così le condizioni per il raggiungimento del risultato e il fattore di successo di ogni progetto, direttamente proporzionali al grado di complessità da affrontare. ‘Soft skills’, competenze leggere perché distinte da quelle tecnicospecialistiche, che invece sarebbero ‘hard’, pesanti. La leggerezza tuttavia non risiede nel minore impegno che esse comportano, quasi si trattasse di capacità volatili e ineffabili. In realtà ciò che è soft richiede una piattaforma hard da cui decollare: soft è ad esempio la mente rispetto alla struttura neuronale, allo scheletro, ai muscoli, all’intero bios. Come la mente rispetto a qualsiasi corpo, è proprio questa competenza leggera a fare la differenza tra la mediocrità e l’eccellenza. A trasformare un normale tappeto in un tappeto volante, come direbbe Calvino.
Allora è davvero discutibile che all’impegno a investire e a sviluppare le capacità ‘pesanti’ non corrisponda altrettanto e maggiore impegno ad allenare quelle leggere. Quanto la leggerezza del manager è oggetto di formazione e valutazione nelle nostre aziende? Quanto ‘pesa’ per la carriera?

Davanti alla sfida della complessità e dell’incertezza c’è bisogno di manager che esprimano la pienezza della padronanza professionale. Quando di fronte ad una sfida, a una parete da scalare, abbiamo tirato un respiro profondo e ci siamo sentiti dentro quello spazio di libertà, creatività, iniziativa e indipendenza, abbiamo sentito il ruolo, il senso della padronanza professionale. E’ la convinzione di potercela fare, è signoreggiare (la ‘ownership’) i mezzi e le tecniche, è anche il gusto sottile della sfida, il mettere in conto senza angosce le contrarietà e gli imprevisti dell’avventura.
Ecco io credo che quello spazio contenga le premesse della ‘leggerezza’ come condizione dello spirito, modo di essere, leadership personale. Un leader privo di leggerezza non ha seguaci.
Ma per avviarci su questa strada c’è un punto essenziale, una precisa scelta da compiere: applicare anche nelle pratiche delle risorse umane lo stesso rigore, metodo e coerenza che mettiamo nei processi di business.
Non è sostenibile la leggerezza di troppi manager su questo punto. Occorre riscoprire la ‘pesantezza’ dell’hardware gestionale: valutazione, assessment del potenziale, bilancio delle competenze, sistema formativo, piani di sviluppo personale, costante revisione organizzativa, criteri di compensation, sistema informativo per un data base gestionale e non solo amministrativo, monitoraggio del clima.
Nella faticosa, sistematica e coerente gravità di queste pratiche –come direbbe Calvino– è contenuto il segreto della vera leggerezza: quella del manager che, ritrovando il senso del proprio lavoro nelle organizzazioni, esprime la sua vocazione e sta finalmente bene con se stesso. Conquista finalmente la sua leggerezza personale.

1 Archibald Russell D., Project Management, La gestione di progetti e programmi complessi, Franco Angeli 2012 (edizione aggiornata)

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