Progettare i comportamenti, non esistono cose difficili, ma cose che non so ancora fare

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di Davide Merletto, Wabc, Certified Business Coach™ (Cbc™), Performant by Scoa

“Quando non vi allenate, ci sarà qualcuno che lo starà facendo e quando lo incontrerete, vincerà”. Bill Bradley ha un posto nella storia del basket internazionale avendo vinto due titoli Nba, una medaglia d’oro olimpica e avendo portato l’allora Simmenthal Milano (l’Olimpia oggi Emporio Armani) alla vittoria nella Coppa dei Campioni del 1966.
Dopo il basket si è dedicato alla politica venendo eletto senatore degli Stati Uniti per due volte e concorrendo per le primarie alla Presidenza della Casa Bianca nel 2000: idee e obiettivi chiari, capacità di adattamento e la giusta strategia di allenamento sono stati i fattori di successo di quest’uomo.
Quando nel 1978 decise di candidarsi al Senato io lo immagino domandarsi: cosa so già fare per arrivare là? Cosa mi manca? Come posso ottenere le competenze che mi servono?
Bradley ha senza dubbio progettato le sue azioni per arrivare al nuovo risultato che si era prefissato perché la sua vita professionale, fino a quel momento, lo aveva abituato a farlo.

I comportamenti esprimono i nostri pensieri con la differenza che essi sono osservabili, replicabili e, soprattutto, misurabili. Inoltre è importante ricordarsi che sono i responsabili del modo in cui veniamo percepiti e, inevitabilmente, giudicati. Progettare i propri comportamenti vuol dire essere consapevoli delle azioni che dobbiamo svolgere perché avvengano quei fatti che sono condizione necessaria per ottenere l’effetto desiderato. Importanti studi (https://hbr.org/2016/03/the-most-important-leadership-competencies-according-to-leaders-around-the-world) hanno contribuito a individuare i comportamenti fondamentali che caratterizzano le persone di successo e che sono declinabili sulle singole competenze che una persona possiede o che sono necessarie per ricoprire un ruolo a cui corrispondono delle funzioni: estremizzando si può dire che se non li hai, difficilmente puoi vincere la tua partita.
La mappatura delle competenze non è altro che l’insieme delle nostre conoscenze teoriche e pratiche, il nostro patrimonio intellettuale e la nostra capacità di applicarle in situazioni diverse. Semplificando: cosa so fare, in che contesto, con che finalità e ottenendo quale risultato.

Cosa fa il coach? Aiuta a stabilire un punto di partenza ovvero a identificare lo stato dell’arte delle competenze che possiedi e alla stessa analisi viene sottoposto il ruolo che sei chiamato a svolgere o che desideri svolgere. Da questa analisi emergono quali sono i comportamenti che è prioritario acquisire, migliorare, affinare. Essere adeguato a un ruolo significa soddisfare i macro comportamenti che identificano quella competenza. Essere bravo vuol dire soddisfare anche le micro competenze, sapere fare qualcosa di più definito e delicato. Essere eccellente vuol dire aggiungere anche un aspetto individuale, creativo, che rende unico il tuo contributo il quello specifico ruolo.

Durante un recente incontro a Milano, Franco Bolelli, filosofo e scrittore italiano, ha citato José Mourinho definendolo il più grande filosofo contemporaneo per quello che riguarda il concetto di vittoria. Nel 2008 l’ex allenatore dell’Inter dichiarò: “Ho studiato l’italiano cinque ore al giorno e per molti mesi al fine di poter comunicare alla perfezione con voi, la squadra e i tifosi”.

I grandi allenatori dello sport sono quelli che mettono i propri giocatori in condizione di rendere al meglio per vincere partite e campionati. Le tue competenze sono i giocatori da allenare per vincere la partita.

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