|intervista| Trasformare le differenze in vantaggi competitivi si può

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Intervista a Enrico Sgobino Head of HR Europe di Acciaierie Bertoli Safau

Daniela Rimicci

Con aziende consociate in Croazia, Francia, Germania e Svezia, e un fatturato nel 2014 di circa 800 milioni di euro, Acciaierie Bertoli Safau occupa circa 1100 dipendenti in Italia e ulteriori 300 circa all’estero. Il gruppo doveva affrontare il tema della multiculturalità presso la propria sede, dove un terzo della popolazione era di nazionalità diversa da quella italiana, e nei rapporti con le consociate estere (Croazia, Francia, Germania e Svezia). L’obiettivo era quello trovare leve strategiche per integrare le differenze prima, e per trasformarle poi in vantaggi competitivi, in un mercato globale dove i confini geografici si superano con un clic. Abbiamo accolto in quest’intervista un caso di successo che grazie a un progetto tecnologico supera i confini e unisce le persone.

Enrico Sgobino

Gestione del cambiamento culturale: da dove nasce l’idea di una nuova piattaforma informatica? Perché ‘partire da lì’?

Tutto parte dal concetto di centralità del capo-leader. Si è puntato molto su questo aspetto: rendere il capo responsabile della gestione dei propri collaboratori, una sorta di direttore del personale di prima linea. Per fare questo la prima esigenza che si è avvertita è stata quella di fornire alle figure ‘capo’ gli strumenti che dessero loro le informazioni base per poter gestire le persone che da loro dipendono. L’ICT in questi ultimi anni ha fatto grandi passi, e oggi esistono soluzioni informatiche che permettono la circolazione di una moltitudine di dati in tempo reale. Dati la cui conoscenza, non relegata al solo ufficio HR, consente al capo di avere degli indicatori, che sono la base per ogni ipotesi di miglioramento.

Quale l’obiettivo ‘principe’ dell’iniziativa? Ci spiega meglio il progetto?

L’obiettivo principe dell’iniziativa è rendere la funzione risorse umane un ufficio di business partner, di supporto e di consulenza nella gestione delle persone. Gestione riservata, in primis, a chi le gestisce giorno per giorno, nel quotidiano, e ne risponde delle performance: il responsabile. Chiaro che, oltre a ciò, la funzione HR coordina altre attività tutt’altro che trascurabili. Per esempio: essere garante dell’equità interna nell’applicazione delle policies aziendali, di definire strategie volte a liberare risorse, di gestire i rapporti sindacali, e molto altro.

Tecnologia: quali gli strumenti scelti e quali le potenzialità?

È stato scelto un prodotto cloud. La scelta è stata innanzi tutto dettata dal fatto che si è voluto puntare a uno strumento snello, con possibilità di evoluzione nel tempo, e che non avesse bisogno di manutenzione da parte dell’azienda. Lo strumento cloud consente di avvalersi del best practices che ci sono in circolazione, in quanto parte dalla somma di esigenze che altre realtà hanno manifestato. All’interno delle possibilità che il cloud offre si possono poi scegliere diverse strade/ opzioni in modo da rendere una piattaforma più confacente alla propria realtà. Nel tempo poi vengono rilasciati degli aggiornamenti (da parte del fornitore del software) che sono ‘inclusi nella licenza’ e che permettono di mantenersi sempre al passo con le mutevoli esigenze/evoluzioni. Queste release (aggiornamenti) infatti vengono rilasciate in base alla manifestazione di esigenze raccolte dagli utenti del software, i quali rimangono pertanto i primi fautori dell’innovazione. Per non parlare della comodità di non dover fare manutenzione allo strumento e di non avere spazi occupati da server ingombranti.

La tecnologia vi aiuta, quindi, a superare i confini, geografici e soprattutto culturali?

Siamo una realtà presente in molti Paesi e lo strumento scelto permette una gestione multicountry, il che favorisce anche l’integrazione fra le varie realtà aziendali. Questo è un tema per me molto importante, da non sottovalutare. Usare gli stessi strumenti è un modo di avvicinare le persone e per capirsi meglio. Lo strumento informatico che abbiamo scelto è Success Factor (la piattaforma cloud di SAP, ndr) ed è in corso di implementazione mediante la società Allos. Abbiamo testato diversi software in una prima fase di partner recruitment: questo è quello che ci ha convinto maggiormente, come anche la società che ci sta supportando nella sua implementazione.

Dallo strumento informatico al modello organizzativo: cosa è cambiato effettivamente in azienda (processi, relazioni)?

Non bisogna scambiare lo strumento (che è un mezzo) con la sostanza. Abbiamo organizzato due percorsi formativi paralleli che hanno come destinatari i capi (dai primi livelli fino ai capiturno). Un corso è incentrato sulla normativa di base (funzionamento di ferie, permessi, procedimento disciplinare, policies aziendali ecc.); l’altro corso sui processi relativi alle risorse umane (valutazione, selezione, ecc.) con specificato il ruolo di HR e il ruolo del capo. Questa secondo corso è stato supportato anche da uno psicologo (il dott. Lorenzo Iafelice) per l’Allineamento Manageriale: presenza importante in quanto uno dei temi trattava anche la leadership. Lo scopo è quello di comunicare alle persone che hanno un ruolo di gestione di collaboratori cosa l’azienda si aspetta da loro, quale è l’orientamento aziendale su temi focali di gestione delle persone, e dare loro gli strumenti base per poter operare.

Un nuovo modello di leadership (partecipata, collaborativa, ecc.)?

Più che di leadership parlerei di empowerment delle persone e di consapevolezza del ruolo. È fondamentale che nella struttura organizzativa vi sia consapevolezza sull’importanza della gestione delle persone e che venga data la giusta formazione sull’uso degli strumenti per permetterla. Come ho detto la gestione delle persone è priorità in primis di chi ne ha il contatto diretto, e la funzione risorse umane è un indispensabile supporto per rendere applicativi i principi di gestione-persone all’interno di qualsiasi funzione e a tutti i livelli.

Quali, a oggi, i feedback delle persone incluse in questo progetto?

I feedback delle persone, in seguito alla formazione sono stati molto positivi. Da una parte la formazione valorizza le persone, le fa sentire al centro dell’azienda; dall’altro aiuta a chiarire dubbi o colmare gap interpretativi. A seguito di questo percorso si è avviato di recente un progetto di inserimento strutturato di nuove professionalità in azienda. Sicuramente questo è un primo passo, e altri ne seguiranno. Questo processo va manutenuto nel tempo: la formazione andrà aggiornata con periodici richiami. E a tal proposito lo strumento informatico sarà di aiuto, grazie alla funzione e-learning. Non va sottovalutata la portata, l’impatto, che il sistema tecnologico avrà nei confronti dei dipendenti tutti. Ogni singolo operatore (anche chi non gestisce persone) avrà la possibilità di accedere a una parte del programma: potrà aggiornare il proprio cv (per rispondere ad esempio a job posting), cambiare i propri dati di residenza o conto corrente, ecc. Informazione che, prima dell’avvio della piattaforma, ‘rubavano’ tempo sia al dipendente stesso sia ad altri colleghi addetti alla gestione di queste informazioni.

Un HR 3.0? Un modo ‘nuovo’ per trattare temi di diversity&inclusion?

Sicuramente lo strumento sarà di fondamentale aiuto per ogni politica di integrazione e per valorizzare al meglio le differenze presenti nelle varie società. Come ho detto, usare lo stesso strumento è un modo per avvicinare le persone. È, inoltre, un modo per conoscersi e valorizzare le risorse ‘in casa’. Ogni politica di ottimizzazione delle risorse dovrebbe partire dalla consapevolezza di quello che si ha. Ciò vale soprattutto quando si opera in ambienti multinazionali. Spesso si cerca ‘qualcosa’ o ‘qualcuno’, lo si ha in casa e non ne si è a conoscenza, a causa di una mancanza di strumenti che permettono la circolazione delle informazioni in modo efficiente ed efficace.

Intervista integrale su Persone&Conoscenze, n. 102 marzo-aprile

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