Un emendamento chiede l’aumento esentasse del buono pasto al governo

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È ora all’esame del Governo. “Se passa ci sarà integrazione di reddito per i lavoratori di 400 euro all’anno”, fa sapere Andrea Keller, AD di Edenred. “Con la manovra crescono potere d’acquisto, consumi e occupazione”.

Dopo il cammino in Commissione Bilancio alla Camera, la riforma attende ora la riformulazione dell’esecutivo Renzi. Secondo una stima tratta da una ricerca dell’Università Tor Vergata, con l’approvazione definitiva ogni lavoratore beneficiario avrebbe in un anno 400 euro in più per la spesa alimentare.

Settimana prossima sul banco del governo Renzi arriverà la proposta di innalzamento del valore esentasse dei buoni pasto uscita dalla Commissione Bilancio della Camera dei Deputati. Dall’esecutivo si attende, infatti, la riformulazione all’emendamento per l’innalzamento a 7 euro del valore esentasse dei buoni pasto elettronici proposto dal parlamentare Marco Causi (PD).

Secondo uno studio di OpenEconomics e Università di Tor Vergata, questa misura permetterebbe alle aziende di investire 500 milioni di euro sulla pausa pranzo dei propri dipendenti. Avere a disposizione 1,71 euro in più al giorno* equivale a circa 400 € in più all’anno di reddito netto disponibile per la spesa alimentare per ogni lavoratore beneficiario.

La manovra –commenta Andrea Keller, amministratore delegato di Edenred Italia– avrebbe come impatto immediato l’aumento del potere d’acquisto dei lavoratori beneficiari e favorirebbe, di conseguenza, una crescita dei consumi e dell’occupazione. La riforma rappresenta per l’Italia un’importante occasione per procedere sulla strada dello sviluppo e della digitalizzazione”.

Nei mesi scorsi Università di Tor Vergata e OpenEconomics hanno condotto per conto di Edenred Italia una ricerca per analizzare e valutare i principali effetti che il servizio dei buoni pasto genera sul sistema economico-produttivo nazionale.

Dallo studio è emerso che se il valore esentasse del 70% dei buoni pasto attualmente erogati venisse elevato a 7 euro ne scaturirebbe quanto segue:

  • rilancio del consumi. Il settore dei buoni pasto, che attualmente rappresenta lo 0,72% del PIL, andrebbe al 1%, con conseguente valore aggiunto nei pubblici esercizi, maggiore potere di acquisto dei lavoratori e aumento di entrate fiscali. Nello specifico ci sarebbe un maggiore introito fiscale per il governo di circa 936 milioni di euro l’anno;
  • positivo impatto occupazionale. Nei soli settori direttamente interessati alla spesa per buoni pasto (esercizi ricettivi, agricoltura, alimentari bevande e tabacco, commercio e GDO), è previsto un incremento occupazionale di 16.398 unità lavorative.

Ma il valore occupazionale attivato influisce anche sui posti di lavoro creati indirettamente dall’intervento e riguarda tutti i settori dell’economia (agricoltura e pesca, industria, costruzioni e servizi). La creazione di nuovi posti di lavoro nei settori direttamente e indirettamente interessati sarebbe di 73.748 unità.

Il mercato dei buoni pasto in Italia, secondo i dati Databank 2013, ha un valore di circa 2,7 miliardi di euro e interessa circa 2,3 milioni di utenti.

*Con la riforma si passerebbe, infatti, da un plafond di 5,29 euro ad uno di 7 euro

www.edenred.it

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