C’era una volta l’informatore scientifico che andò a lavorare nell’ufficio stampa

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di Matteo Bertone

Le esperienze personali e gli interessi coltivati nella vita extra lavorativa rappresentano un arricchimento da trasferire nell’azienda pur trattandosi di attività che, a prescindere dalla correlazione con gli impegni quotidiani, consentono di ottenere soddisfazioni non legate all’ambito professionale. Matteo Bertone ci racconta il suo particolare percorso lavorativo, influenzato dalla profonda passione per la scrittura che l’ha portato, oggi, a lavorare nell’ufficio stampa di Sanofi. E a pubblicare quattro libri.  


Quando mi chiedono: “Che lavoro fai?”, rispondere è piuttosto semplice. Lavoro nell’ufficio stampa di Sanofi, una multinazionale farmaceutica. A quel punto mi fermo e spero che la risposta sia sufficiente, che non mi chiedano altro. Altrimenti mi trovo costretto a sintetizzare in poche frasi un percorso formativo personale e professionale lungo più di 15 anni, tortuoso e sfaccettato, che mi ha permesso di acquisire competenze su fronti totalmente diversi e di metterle a fattor comune nella realtà lavorativa di ogni giorno.
Provengo da una formazione divergente, prima classica, al liceo, poi scientifica all’università. Cinque anni di letteratura e cinque di formule chimiche, alla facoltà di Farmacia di Milano. A quei tempi non avevo le idee chiare, pensavo solo alla musica, mia grande passione da sempre. Invidio chi ha un solo interesse nella vita, un obiettivo definito, e lo persegue dalla scuola all’università, fino a farne il proprio lavoro. Per me non è stato così. Ho sempre coltivato molti, troppi interessi, troppe passioni. Dalla musica alla fotografia, dal disegno alla scrittura.


La passione per lo storytelling

Il lampo della consapevolezza –o almeno un suo primo bagliore– si è acceso in me durante i mesi di scrittura della tesi di laurea, un elaborato piuttosto noioso che a buon diritto non è passato alla storia. Avevo abbandonato da anni la mia predisposizione al disegno, ero saturo di fumetti –un interesse giovanile che non sarebbe mai più tornato– e tuttavia sentivo la necessità di non perdere quel dono (i diari dei compagni di liceo erano zeppi di miei disegni) pertanto decisi di scrivere un libro, illustrando i vari capitoli con i miei scarabocchi. Non avevo alcuna esperienza di scrittura ed ero lontano anni luce dalle dinamiche del mondo editoriale, un ambito che negli anni avrei imparato a conoscere bene.
Nonostante la mia inesperienza, scoprii una scioltezza inaspettata nella stesura delle storie e nella costruzione di in-venzioni letterarie. Il libro che ne scaturì, al di là dei disegni, fu pessimo, ma preso dall’entusiasmo e rapito dall’ingenuità tipica degli esordienti, mi lasciai corteggiare da una minuscola casa editrice –attualmente fallita– per pubblicarne un certo numero di copie. Replicai l’errore due anni dopo con un secondo libro, più strutturato, non illustrato, ma ancora privo di quella solidità che proviene solo dall’esercizio continuo di una forma artistica quale può essere la scrittura. Il primo libro si intitolava La mossa del bradipo (e forse il titolo era il suo maggior pregio); il secondo Soggetti smarriti. Erano entrambe storie surreali pervase di sarcasmo, per certi aspetti ispirate ai libri di Stefano Benni.

Da giornalista a informatore scientifico
Nel frattempo, dopo la mia laurea in Farmacia, decisi di frequentare un master sulle tecniche di comunicazione in ambito salute, perché il mio interesse per il mondo della medicina non era scemato, anzi speravo già allora di poter coniugare quel talento scoperto da poco con la mia formazione scientifica. Il master fu molto utile, almeno potenzialmente, per ampliare l’ambito delle possibilità lavorative su cui potevo indirizzare i miei sforzi. Il giornalismo scientifico era allettante, ma capii che quel mondo non faceva per me, lavorando prima nella redazione di una testata rivolta alle farmacie, poi in una società scientifica che si occupava di ricerche in ambito salute e alimentazione.
In quegli anni il web si apprestava a rivoluzionare il mondo del lavoro e la vita delle persone. Mi appassionai alla Rete nutrendo curiosità e interesse per quell’universo in continua evoluzione, che sembrava accelerare ogni giorno verso scenari sempre più futuristici. Intanto la mia vita lavorativa era in stallo.
Nell’ufficio in cui selezionavo e traducevo studi scientifici, raccontandoli poi in forma divulgativa, non riuscivo a trovare sbocchi per crescere professionalmente, perciò non mi lasciai scappare l’occasione di entrare in Sanofi come informatore scientifico. Era un lavoro che conoscevo bene e di cui avevo consapevolezza, avendolo svolto mio padre prima di me, molti anni prima. Per quattro anni ho passato le mie giornate lavorative presso studi medici e ospedali.
Il lavoro sul territorio come informatore mi ha insegnato a interagire e comunicare con la classe medica, a comprendere le necessità dei miei interlocutori e organizzare le giornate in base a ritmi serrati per portare a termine gli obiettivi di visita in modo autonomo, stabilendo un rapporto di fiducia con il mio responsabile.

Un ruolo nel Digital Business
La passione per la scrittura intanto proseguiva, diventando prevalente –nel tempo libero– rispetto a tutti gli altri interessi. Leggevo il più possibile, spaziando su tutti i generi, per carpire lo stile e le tecniche narrative degli scrittori passati e contemporanei. Scrivevo raccontie cercavo di trovare uno stile tutto mio, lavorando sulla forma, sul lessico e sull’efficacia dei testi. Frequentai un corso di scrittura creativa e iniziai a stringere relazioni con altri scrittori, per condividere i miei testi e ricevere da loro critiche e suggerimenti. Quando ciò che scrivi esce dal cassetto e incontra il giudizio altrui, è il punto di non ritorno. Scrivi pensando a chi ti leggerà, lasciando sfiorire quello spirito narcisista di chi afferma “scrivo solo per me stesso” e accettando di buon grado ogni consiglio per migliorare.
Nel 2009, grazie a un job posting interno, colsi l’opportunità di cambiare lavoro trasferendomi dal territorio alla sede Sanofi di Milano. Per certi aspetti era un azzardo, mi apprestavo a cambiare completamente stile di vita e tipologia di lavoro. Avrei perso dei benefit, come l’auto aziendale, e iniziato un percorso tutto nuovo da zero. Tuttavia ero determinato a cogliere un’occasione che avrebbe potuto aprirmi nuove strade. Sono sempre stato aperto al cambiamento e alle possibilità di crescita. Iniziai a lavorare nel team del Digital Business che gestiva i siti web aziendali e sviluppava, in accordo con il business, tutte le attività digitali dell’azienda.
L’esperienza fu estremamente formativa e mi permise di approfondire tutti gli ambiti di quell’universo web che continuava a esercitare su di me un fascino irresistibile. Nello stesso periodo fiorivano i blog e muoveva i primi passi il social network che nel giro di pochi anni avrebbe attirato nella sua rete gran parte della popolazione mondiale, influenzando radicalmente le relazioni sociali degli utenti di internet. Curando i contenuti dei siti web aziendali, ebbi la possibilità di seguire corsi di web writing e scrittura per i motori di ricerca, implementando ulteriormente le mie competenze nell’ambito del testo scritto.

L’arrivo nel team della comunicazione
Non commisi più l’errore di pubblicare libri senza un supporto editoriale, al di là di pochi racconti con i quali mi classificai tra i finalisti di alcuni concorsi letterari. Nel frattempo, la sera e nei weekend, lavoravo a un nuovo romanzo, pubblicavo di tanto in tanto racconti sul mio blog personale e coltivavo una rete di lettori sui social network, in particolare su Twitter, dove riuscii negli anni a racimolare un discreto numero di follower. La mia scrittura migliorava, diventava più fluida e scorrevole: quando la notizia del mio lato letterario trapelò in azienda, mi fu proposto di lavorare per l’ufficio stampa, nel team della comunicazione. L’azienda aveva saputo cogliere e riconoscere le mie competenze, dandomi la possibilità di metterle a frutto anche in ambito lavorativo.
La scrittura è un demone che ti possiede e per sradicarlo non basta nemmeno un esorcista. Nonostante gli innumerevoli rifiuti o silenzi da parte di piccoli egrandi editori, non gettai la spugna. A un certo punto decisi che se proprio non fossi riuscito a trovare un editore, il nuovo libro sarebbe rimasto soltanto un file nel mio hard disk. Invece, grazie alla mia cocciutaggine e ai rapporti stretti negli anni con le piccole realtà editoriali, una sera del 2013, verso le 22, mentre bevevo un caffè in un autogrill alle porte di Milano, ricevetti un messaggio da parte di una casa editrice di Roma: avrebbero pubblicato il mio ultimo romanzo.
L’editing durò quasi otto mesi, durante i quali di notte lavoravo alle modifiche del testo che l’editore mi suggeriva di apportare, e ad aprile 2014, in concomitanza con il mio ingresso ufficiale nell’ufficio stampa dell’azienda, Diurno Imperfetto vide la luce. Era un romanzo decisamente più maturo di quelli che avevo scritto 10 anni prima, per quanto nella storia persistesse la mia vena ironica e disincantata. Pubblicare con un editore piccolo ha i suoi pro e contro. A fronte di un lavoro editoriale serio e professionale, ci sono le carenze inevitabili nella distribuzione e promozione, per le quali l’autore stesso si deve sobbarcare un lavoro non da poco. Pertanto, nei mesi successivi, organizzai presentazioni in tutta Italia, dal Salone del Libro di Torino, dove il mio editore era presente con uno stand, alle librerie disposte a ospitarmi, fino ad arrivare a locali che organizzavano eventi artistici musicali e letterari.
Nel frattempo, ogni giorno, imparavo il lavoro di ufficio stampa, che lungi dall’essere puramente legato alla scrittura di comunicati, richiede una serie di competenze, esperienze e abilità che vanno apprese ed esercitate con costanza e dedizione. Senza dubbio imparare a costruire un comunicato stampa è stato più semplice per me che possedevo già solidi strumenti di scrittura, e tuttavia ogni forma del testo scritto richiede una sua specifica serie di regole e un approccio calibrato in base alle sue finalità.
Nel team della comunicazione, oltre al lavoro di ufficio stampa, ho potuto mettere in pratica le mie competenze web nel supporto all’implementazione del sito istituzionale, la mia esperienza su Twitter nel lavoro di gestione del canale aziendale, e persino il mio background letterario nel supporto a un premio letterario aziendale, dedicato al mondo della salute in letteratura.
Nel 2015 ha visto la luce un nuovo progetto a cui lavoravo da almeno tre anni: un libro illustrato per bambini che narra le vicende dei più famosi vampiri della storia, della letteratura e del cinema. Illustri Vampiri è stato ospite del Pisa Book Festival e della fiera Più libri Matteo Bertone.

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